Rapy, il “tesoro” che cresce soltanto nella terra di Bondo 

Ventotto produttori hanno rilanciato un prodotto tipico L’esclusiva rapa ha proprietà depurative e disintossicanti


di Walter Facchinelli


BONDO. La recente “Sagra della Ciuiga”, il salame di rape e maiale, “Presìdio Slow Food” prodotto dalla Famiglia Brenta Paganella, ha portato all’onore della cronaca “Rapy”, la Rapa di Bondo. La produzione dell’ortaggio “Rapy” è circoscritto dal suo disciplinare nel perimetro del comune catastale di Bondo, con l’aggiunta di quello di Roncone per la località Polina che si trova al limite sud al lago di Roncone. Chi vuole acquistare “Rapy”, questa rapa dalla forma tronco conica con la punta verso il basso, con la colorazione verde chiaro alla sommità che sfuma verso il violetto e poi scolora nel bianco della parte podale, si deve recare alla Famiglia Cooperativa di Bondo e Roncone, nelle sue sedi di Bondo, Roncone, Breguzzo e Lardaro. Questo Famiglia Cooperativa è nel cuore della zona di Rapy che, marchio di proprietà dell’ex Comune di Bondo, oggi Sella Giudicarie, che ne garantisce tipicità ed esclusività. Gianfranco Molinari, direttore della Famiglia Cooperativa di Bondo e Roncone, sottolinea «il gradimento del Consorzio Sait per la qualità del prodotto consegnato» apprezzamento che corona gli sforzi fatti dal Direttivo di valorizzazione e tutela di “Rapy”, che sprona i 28 produttori a metterci «serietà, professionalità e correttezza per ottenere un prodotto di qualità, sano, genuino, biologico». Il segretario Emanuele Molinari aggiunge «”Rapy” è diversa dalle altre rape, proprio perché cresce a Bondo».

Le rape a Bondo hanno costituito per millenni una delle fonti di sopravvivenza per gli agricoltori, perché conservandosi fino al raccolto successivo, ne consentiva l’accumulo per i mesi in cui la terra non produceva. A Bondo quasi tutte le famiglie di Bondo hanno seminato la rapa, usata per il consumo diretto e per la vendita (o baratto) fuori paese. Dagli anni Ottanta l’interesse per la rapa è andato scemando, perché considerata un alimento povero. “Rapy” è salva grazie alla tenacia di alcuni contadini che, seminando esclusivamente il seme di Bondo non hanno mai smesso di coltivarla, salvandone la tipicità. Di quest’ortaggio «Brassica campestris varietà rapa», si è interessata la Condotta Giudicarie di Slow Food, retta dal Fiduciario Flavio Franceschetti insieme a Fausto Fiorile, Manuela Ferrari, Alberto Scolari e Ivano Vaglia, perché «come altre piccole produzioni tradizionali rischiava di scomparire». La rapa di Bondo si sposa bene con le carni grasse, formaggi, salumi e anche in insalata. Dal punto di vista nutrizionale “Rapy” è ipocalorica (18 cal/100g), ricca di preziosi elementi minerali come ferro, acido folico, rame e zinco, offre un discreto contenuto di vitamine B, C ed ha proprietà diuretiche, depurative e disintossicanti, che la rendono consigliabile in caso di calcolosi renali e nella cura della gotta. Studi americani associano il consumo delle rape alla diminuzione di casi di cancro al colon e al seno. Un consiglio «le rape migliori, sul piano organolettico, sono quelle di media pezzatura, rispetto a quelle troppo grosse».













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