La noce bleggiana lanciata verso i fasti di un tempo 

Quest’anno si è registrata un’inversione di tendenza: produzione in forte crescita Trecento quintali raccolti e la novità della serra per nuove piante e innesti


di Graziano Riccadonna


CAVRASTO. Un’annata eccezionale, questa, per la produzione delle noci. Dopo anni di crisi e disaffezione, anche per motivi stagionali e di scarsa produzione, quest’anno improvvisamente le cose sono cambiate in meglio e se n’è avuta una riprova durante la festa tradizionale che è stata vissuta con maggiore entusiasmo rispetto agli anni passati. Infatti la produzione di noci bleggiane, pur ancora di nicchia, tocca quest’anno oltre 300 quintali. Naturalmente siamo molto lontani dai 1.500 quintali degli anni sessanta del secolo scorso, come riconosce il presidente della Copag, Ridolfo Brochetti, ma intanto le cose cominciano a girare per il verso giusto. I tempi d’oro sono molto lontani, ma il ritorno di interesse è evidente e fa ben sperare per i prossimi anni, quando gli investimenti appena fatti saranno a pieno regime e daranno i frutti tanto attesi.

Infatti, a fronte delle poche decine di quintali degli anni scorsi, il trend produttivo è invertito e si comincia a raccogliere quanto seminato gli anni scorsi, vale a dire le noci dei 5 ettari di impianti recenti, definiti “razionali”, quindi frutto non del caso ma di una produzione professionale.

“Il riconoscimento di Slow food ci permette di guardare con fiducia al futuro”, ricorda Guido Donati. presidente della Confraternita della noce, l’associazione che più di ogni altra è impegnata nella valorizzazione della noce bleggiana, particolarmente apprezzata per la sua alta qualità. Sotto l’attenta regia della Confraternita della Noce si è svolto nei giorni scorsi il convegno al teatro di Larido su “La noce bleggiana: frutto del passato con le radici nel futuro”, a cura della Fondazione Edmund Mach (Istituto agrario di San Michele) per il rilancio della coltivazione della noce bleggiana, progetto Nossle. Sono intervenuti Andrea Segré, presidente della Fondazione Mach, i ricercatori della fondazione Michela Troggio, Luca Bianco e Erica Di Pierro, il dottore forestale Luca Bronzini, Flavio Franceschetti della Condotta Slow food Giudicarie.

La serra è la vera novità di quest’anno, in cui non si piantano solo noci bleggiane, ma vengono prodotte nuove piante per innesto, sempre con particolar riguardo al “cultuvàr” della noce bleggiana, piccola, dal guscio sottile e dall’insolita forma allungata, dal gusto gradevole con una tipica nota speziata. Insomma, un vero e proprio “unicum” nel genere e proprio per questa potenzialmente capace di conquistare significative quote di mercato nei quali la qualità unica sia davvero apprezzata.













Scuola & Ricerca

In primo piano