I trentini “montanari e liberi” di Amistadi
TIONE. “Montanari si diventa - Storia di un popolo libero. I Trentini”, l’opera di Ezio Amistadi sulla trentinità e altro non poteva avere teatro migliore che la kermesse tionese di “Ecofiera di...
TIONE. “Montanari si diventa - Storia di un popolo libero. I Trentini”, l’opera di Ezio Amistadi sulla trentinità e altro non poteva avere teatro migliore che la kermesse tionese di “Ecofiera di montagna”. Proprio nell’ambito di tale Fiera l’opera è stata presentata dalla Biblioteca comunale e dal Centro Studi Judicaria presso la sala del Centro. L’opera di Ezio Amistadi si apre con 4 domande sui Trentini: Chi sono, da dove vengono, quale lingua parlano, come si è formato l’odierno tipo trentino.
«Premesso che sui “nuovi “trentini” l’Autore ha in animo di fare una nuova pubblicazione, si tratta di un’impostazione storicamente e sociologicamente stringente e valida», ha esordito nella presentazione Graziano Riccadonna, presidente di Judicaria. «L’argomento è circoscritto ai Trentini, il loro dna in un momento di grande dibattito e difesa della razza o dell’etnia di fronte a un’ipotetica confusione o pericolo…Qui emerge la nostra prima domanda: l’opera è un’apoteosi dei Trentini o una lucida analisi?» L’illustrazione di Ezio Amistadi ha messo in luce il carattere dei trentini: montanaro, libero, riservato. Da montanaro quale Ezio si professa, la storia dei Trentini viene portata sulla Piazza dell’Umanità facendola attraversare da una specie di meccanismo di chiusura-apertura, dove chiusura sta per eventi accaduti, apertura per la ragione kantiana (cultura, conoscenza, esperienza)
«Montanari non è un carattere definitivo, ma acquistabile, un compito - ha ricordato Ezio Amistadi - Tutto si gioca sull’equilibrio tra valori, valori etici e valori economici, persona e globalità, come chiarisce lo stesso titolo: l’uomo ritornerà alla montagna quando ne avrà bisogno».
Due questioni sono emerse dal dibattito: il “tipo” trentino, riservatezza e non timidezza, la libertà in connessione con l’autonomia, da sempre goduta da queste parti, e messa in luce anche dal rapporto coio giovani, le tre classi dellIstituto Floriani di Riva. Interessante la ricetta dell’autore: medicina della chiusura (presa di coscienza di sé e del proprio passato) ed apertura (verso tutte le forme del nuovo), atteggiamento post-moderno.