Castello S. Barbara, difficile il recupero
Lodrone, la parete nord a rischio crolli. La Soprintendenza: «Senza progettazioni e fondi noi non possiamo intervenire»
LODRONE. Il Castello Santa Barbara, la rocca attorno alla quale si sviluppò l'antico e nobile casato dei Lodron, che nel momento di massimo fulgore poteva vantare possedimenti dal Garda a Salisburgo, ha una parete a rischio ma non pare ci siano all'orizzonte soluzioni in grado di metterla in sicurezza.
Che il Castello Santa Barbara non stesse benissimo è purtroppo noto da tempo. Del resto da anni la prima indicazione che accoglie l'impavido visitatore inerpicatosi fino alle porte della ex piazzaforte dei Lodron sono proprio eloquenti cartelli che segnalano il pericolo di caduta massi. Lo sa anche la Soprintendenza ai Beni Culturali di Trento che però non può fare molto. L'architetto Giorgio Bellotti, il referente per le Giudicarie, spiega: «In assenza di uno studio ingegneristico non si può dire con certezza se la parete muraria a nord sia o meno in procinto di crollare. Quello che si può dire è che di certo è malridotta e sarebbe utile un intervento di riparazione e messa in sicurezza. Perché ciò avvenga però è necessario sia steso un progetto esecutivo d'intervento con alle spalle un finanziamento almeno in fase di progettazione. Un tempo le procedure erano più duttili e ci consentivano di intervenire per riparazioni ed interventi conservativi anche nell'ordine dei 100 200 milioni di lire. Oggi come oggi al massimo riusciamo a garantire interventi ordinari di mantenimento per 2-3 mila euro l'anno, cose come l'eliminazione delle erbacce e la correzione dei guasti più evidenti, ma in assenza di una programmazione di intervento che abbia a monte dei fondi e delle progettazioni precise nessun altra azione è possibile».
Per il recupero del Castello Santa Barbara esiste uno studio di qualche anno fa che ne prevedeva l'apertura al pubblico. I costi stimati erano 2 milioni e 150 mila euro da spalmare su più anni. Il Soprintendente, dottor Franco Marzatico, però chiarisce: «La cifra in questione equivarrebbe alla metà della nostra disponibilità annuale per tutto il Trentino. Siamo consapevoli della problematica sul Castello di Lodrone ma purtroppo non è l'unica situazione simile che c'è in Provincia. Stiamo già intervenendo su altre opere monumentali e la logica è quella di finire un lavoro prima di iniziarne altri. Questo non vuol dire che si lascerà crollare, ma che c'è un ordine di intervento con criteri e priorità stabiliti». Un peccato, anche perché come lamenta l'assessore alla cultura di Storo Loretta Cavalli: «Una sistemazione sarebbe fattibile e il rilancio avrebbe grande potenziale anche come volano turistico. A Lodrone a Storo, che li hanno visti nascere, il Santa Barbara resta l'unica struttura della famiglia Lodron in mano pubblica ma non è possibile utilizzarlo perché nessuno si assumerebbe mai la responsabilità di far entrare persone in un luogo a rischio crollo. Una perdita e un danno per tutta la comunità».