Brucia il magazzino del “Mato Grosso”
Condino, massiccio intervento dei vigili del fuoco per domare le fiamme. Danni per 70-80 mila euro, per un cortocircuito
BORGO CHIESE. Ci sono volute tre ore e più di lavoro da parte di più corpi di vigili del fuoco di valle prima di circoscrivere e successivamente mettere in sicurezza un capannone dislocato a sud di Condino e adibito a magazzino - deposito denominato “Il Faro” e dal 2013 in gestione alla associazione di volontariato “Mato Grosso”. Le fiamme molto probabilmente sono divampate poco le 4 di ieri mattina avvolgendo in poco tempo l'intero reparto dislocato nella parte superiore dello stabile la cui struttura appartiene alla società industriale bresciana Gabogas che fa riferimento alla famiglia Galvagni, ma che già nel maggio del 1993 era stato devastato da una esplosione nella quale aveva perso la vita un camionista di Lodrone. All'interno mobili usati, vestiario, coperte, biancheria varia e ricamata, chincaglieria e arnesi da cucina, quadri recuperati in giro il cui ricavato andava destinato a sostegno di progetti umanitari in Perù.
Ad allertare i soccorsi la famiglia Levorato che nelle adiacenze ha sede e deposito di mezzi per autotrasporti. A quell'ora uno di loro si accingeva a partire: quando ha notato un alone di fumo e fuoco fuoriuscire dalle finestre ha immediatamente il numero di pronto intervento. Nel volgere di una manciata di minuti erano sul posto una settantina di vigili del fuoco appartenenti ai corpi di Condino, Cimego, Pieve di Bono, Storo e Tione che utilizzando piattaforme e autoscale dell'Unione, ma in dotazione rispettivamente ai corpi di Storo e Tione, riuscivano a penetrare nel fabbricato, ma solo dopo aver divelto ben due ingressi dislocati all'estremità della rampa d'accesso. Schiumogeni in abbondanza e acqua hanno bloccato le fiamme, mentre un'insopportabile cortina di fumo nero rendeva difficile gestire l'operazione. A quel punto sono etnrati in campo i colleghi di Pieve di Bono che, con autoprottettori, sono riusciti a creare varchi e mettere al sicuro tutti gli altri dall'eventuale presenza di contenitori infiammabili o esplosivi come bombole di gas. «L'azione è stata congiunta, mirata e riuscita anche dal fatto che c'è stata tempestività, organizzazione, intesa e molta professionalità», spiegano Andrea Bagattini e Roberto Butterini rispettivamente comandante e suo vice del corpo di Condino.
Su danni e cause ambedue sono cauti e fanno solo ipotesi. «Al momento non si deve nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi dolosa, ma piuttosto un possibile difettoso funzionamento di una ciabatta elettrica. A quel punto alcune scintille potrebbero aver intaccato il materiale più esposto e infiammabile che a sua volta avrebbe poi fatto da esca considerato che all'interno c'è un accatastamento di materiale ad alta infiammabilità. Le parti maggiormente lesionate risultano essere solai di cemento e muri maestri oltre all'impiantistica e serramenti».
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