Bocenago capitale dell’etnografia
Successo per la 32ª edizione di “Vecchia Rendena... come eravamo”
BOCENAGO. Oltre 8 mila turisti e giudicariesi hanno popolato la 32ª edizione di “Vecchia Rendena... come eravamo”, che a Ferragosto veste Bocenago dei panni del villaggio di montagna di fine Ottocento. Anche quest’anno 300 figuranti in abiti tradizionali hanno contribuito a scrivere un’altra pagina storica di questo suggestivo “villaggio del Passato”, rappresentandovi oltre 60 vecchi mestieri, antiche usanze e degustazioni. Bocenago si conferma “Capitale dell’etnografia trentina”, poiché contribuisce a tracciare una linea di continuità tra Passato, Presente e Futuro, mostrandovi la vita quotidiana “grama e faticosa”, ma “saggia e risparmiosa” della “Vecchia Rendena, con mestieri e ambientazioni dimenticati, che sono nella memoria degli anziani. I visitatori hanno assaggiato i cibi poveri della tradizione alpina: Strinadìna, castagne, noci, torta di fraguloc’, polenta e salame, caffè d’orzo tostato, vino e spressa. Hanno ascoltato il canto delle lavandaie ritmato dal battere dei panni alla fontana, il bisbiglìo dei bambini a scuola e del filò, i suoni della Banda comunale di Caderzone Terme e del gruppo folk Cantabont. Hanno fatto il primo burro della loro vita con panna di montagna, assistito allo spegnimento dell’incendio simulato e domato dai giovani allievi del Corpo dai Vigili del fuoco di Bocenago con la vecchia pompa a mano e secchi in tela, ai balli del nobile del Gruppo Asburgico di Arco e agli spari della trincea austriaca.
«Malgrado 32 edizioni la soddisfazione è sempre in aumento - commenta il sindaco Walter Ferrazza -, non solo per i numeri dei presenti, ma per la passione del volontariato dei piccoli centri che fa la differenza». Poche persone appassionate hanno organizzato e fatto funzionare una macchina organizzativa complicata, capace di mostrare la parte più vera della nostra storia: «Grazie a loro anche quest’anno si sono ricostruite moltissime tradizioni perdute». L’impeccabile organizzazione di Comune, Pro Loco e Comitato “Vecchia Rendena”, ha permesso a tantissime persone di avvicinare, conoscere e vivere con intensità l’antico borgo di Bocenago. Grandi e piccoli, con occhi sgranati hanno toccato con mano usanze, tradizioni e mestieri storici con lavandaie, fabbri, muratori, boscaioli, carbonai, tagliapietre, spazzacamini, arrotini, distillatori, pittrice, tosatore di pecore, ramaio, storiche portatrici d’assi e soldati italiani, donne che fanno filò e bambini che giocano come una volta. Da Ferrazza un corale grazie di cuore, perché a Bocenago si è «creata la favolosa illusione che ha permesso a migliaia di persone di scoprire da dove veniamo». La più grande soddisfazione di tutti è «vedere e sentire le persone entusiaste e i bambini sognanti». Alla domanda «ma chi ve lo fa fare?», la risposta di Ferrazza è: «La voglia di portare avanti questa tradizione nata nel 1986, quando Giulio Ferrazza pensò a una fasta unica e originale per Bocenago, trasformandolo nel primo e unico museo a cielo aperto dell’etnografia trentina». (w.f.)