Archivio storico “a pezzi” in vari edifici pubblici 

Storo, ricchissimo di documenti che ricostruiscono mille anni di storia locale è diviso fra biblioteca, scuole elementari e scantinato del municipio



STORO. L'archivio storico di Storo è rimasto per anni chiuso nelle cantine del municipio, esposto per anni all'umidità ed al rischio di allagamento. Ad oggi l'insieme dei documenti è sparpagliato in vari edifici pubblici comunali (terzo piano della biblioteca, edificio delle scuole elementari e, ancora, scantinato del municipio). La cosa risulta stupefacente, visto che l'archivio contiene pergamene antiche e documenti che permettono di ricostruire quasi un migliaio d'anni di storia locale.

Il materiale conservato nell'archivio storico proviene da Storo, ma anche da Darzo e da Lodrone quando queste comunità formavano Comuni separati. Il materiale è assai esteso sia per quantità che per ampiezza temporale. La sua parte più significativa è costituita da antiche pergamene che dettagliano la storia locale per secoli, ne contiene infatti 240 afferenti all'antica comunità di Storo e 54 a quella di Darzo. Come spiega il professor Franco Bianchini, il più importante paleografo giudicariese, che le ha tradotte tutte dal latino medioevale, il riferimento più antico presente è la copia notarile di un atto del 1189 con cui il vescovo Corrado da Beseno riconosceva i diritti di 7 uomini di Storo sul feudo di Lodrone.

Oltre alle pergamene anche i documenti presenti sono di grande importanza. Il professor Gianni Zontini ad esempio se n'è servito più volte per approfondire i suoi studi: «La documentazione presente nell'archivio è vasta ed assai interessante - sottolinea Zontini - vi si trovano le tracce di gran parte della storia di questo territorio. Io me ne sono servito ad esempio per la mia ricerca sulla situazione di Storo durante la Prima guerra mondiale, ma esistono anche documenti che permettono di ricostruire la storia del contenzioso di origine medioevale fra il convento di Santa Giulia di Brescia e le comunità di Storo e Bondone per il possesso di Val Lorina. Una diatriba durata secoli che si sarebbe conclusa solo nel '700 con una sentenza austriaca a favore dei Comuni. È una vicenda che mi riprometto di approfondire, notevole da un punto di vista storico e culturale. Il nocciolo della questione sarebbe una donazione del re dei longobardi Desiderio a favore della figlia Ermengarda, la sposa poi ripudiata di Carlo Magno. Significativi anche i riflessi sulla storia comunale, perché questa vicenda avrebbe destato l'interesse per la storiografia nel grande storico giudicariese padre Cipriano Gnesotti». (s.m.)













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