A Condino le norme anti Covid cancellano la festa dei segantini 

La pandemia. Decisione sofferta ma obbligata assunta dai promotori dell’appuntamento che a fine novembre tradizionalmente riuniva gli addetti del comparto lavorazione del legno


Aldo Pasquazzo


Borgo chiese. Solitamente in prossimità del giorno di Santa Caterina (25 novembre o sabato precedente) a Condino segantini e taglia boschi erano soliti ricompattarsi per festeggiare la loro patrona. Stavolta però, causa l’epidemia e le restrizioni legate al Coronavirus, la festa, che a rotazione avveniva nei vari alberghi del circondario, è stata annullata. Ad anticiparlo sono i fratelli Serafino e Mirco Lombardi che nei pressi della zona di Ciùdrin risultano, consociati con la sorella, di un’azienda modello. «La decisione - spiegano - per ora è ufficiosa ma l’intendimento che prevale è quello di rimandare il tutto al 2021». Poi Luca e Silvio Butterini che poco distante producono coperture in quantità industriale si allineano all'intendimento dei colleghi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Roberto Pizzini, che sempre nella zona di Condino, risulta comproprietario della Compi Legno il cui polo espositivo adatta e commercializza attrezzature per giardini. Da parte sua il parroco delle due comunità pastorali don Vincenzo Lupoli aggiunge: «La ricorrenza sarà però ricordata nel corso delle sante messe».

Alla festa di Condino da diversi anni a questa parte c’erano anche operatori ledrensi tra i quali il popolare Ribaga (Cimino) che produce bancali. «Sono oramai un abitudinario anche perché con la segheria Pizzini e Sartori ci lavoro da anni», spiega il contitolare della 2 Erre Legnami.

Sempre negli anni passati nel giorno della patrona vi partecipavano anche boscaioli che nell’arco dell’estate, per conto delle varie segherie, erano alle prese nel tagliare alberi. Ad espletare quel lavoro si distinguevano soprattutto gente come Tullio e Bruno Pizzini, Mario Sartori o Tullio Quarta. Ma a Condino, dove coloro che sono partecipi o legati al comparto legno (travi, tetti, tavolame che assieme ad auto trasportatori sono oltre un centinaio), la ricorrenza novembrina ha non solo una storia ma anche una tradizione quasi secolare. In passato l’allora geometra Narciso Galante, aveva organizzato al centro scolastico di Condino, con i colleghi di Storo, un convegno inerente il settore al quale aveva dato la propria adesione la Provincia rappresentata dall’assessore e vice presidente Walter Micheli e dal collega Riccardo Ricci. In quella sede al vaglio dei convenuti erano state affrontate e discusse tematiche e prospettive legate al settore.

Già negli anni ’50 nel giorno di Santa Caterina gli imprenditori Vittorino Dapreda, Silvio Butterini, Giuseppe Gualdi (Giò) e la dinastia dei Galante (Elia, Sandro, Giacomo ed Enrico) si mobilitavano affinché la ricorrenza andasse al di là di un pranzo. «Era una cerimonia partecipata dove si ricordavano i colleghi defunti ma che consentiva – almeno per un giorno -, a dipendenti e datori di lavoro a non fare differenze. Ci si confrontava guardando in faccia e per una volta ci si dicevano cose che nel corso del resto dell’anno erano impossibili affrontare e dibattere». Nella circostanza il decano don Modesto Lunelli con i cappellani don Alessandro Tasin prima e don Carmelo Francesconi, che per l'occasione indossavano paramenti solenni, celebravano la messa cantata nel corso della quale dalla cantoria uno dei fratelli Dapreda (Celestino, Ottavio o Guido) erano soliti alternarsi per accompagnare il rito all’organo.















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