Caso Pedri

Ginecologia nella bufera: oltre al primario Tateo, trasferita anche la dirigente Liliana Mereu

L’avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile: 



TRENTO.  "Tutelare la serenità delle pazienti, di tutti gli operatori coinvolti e a salvaguardia del buon funzionamento del reparto": queste in sintesi le motivazioni con cui l'Azienda sanitaria trentina ha deciso di trasferire da domani (lunedì 12 luglio) ad un'altra unità operativa il primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale S.Chiara di Trento, Saverio Tateo, e anche un’altra dirigente del reparto, la dottoressa Liliana Mereu collaboratrice del primario, che – ha comunicato l'Azienda - sarà trasferita in un altro ospedale.

Reparto in cui lavorava Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni di Forlì prima della sua scomparsa all'inizio di marzo.

La decisione dell'Azienda sanitaria trentina è stata presa al termine dell'analisi della documentazione e delle testimonianze di più di 110 persone sentite dalla commissione interna di indagine istituita nel reparto di ginecologia del S.Chiara di Trento per chiarire le condizioni di lavoro. "Dalla documentazione - sottolinea l'Azienda sanitaria - emergono fatti oggettivi e una situazione di reparto critica che rendono necessari questi provvedimenti".

La direzione generale invierà ora gli atti della commissione di indagine all'Ufficio procedimenti disciplinari per l'attivazione del relativo iter. Intanto il reparto del Santa Chiara è stato affidato al direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Rovereto.

Nel frattempo l'Ordine dei medici del Trentino ha inviato una richiesta di esame all'ordine di iscrizione di Tateo, quello di Milano. Il terremoto a ginecologia di Trento fa seguito alla conferma da parte del direttore generale dell'Azienda Pier Paolo Benetollo, di rimettere l'incarico, dopo quanto anticipato verbalmente la scorsa settimana al presidente della Provincia Maurizio Fugatti.

In una lettera inviata ieri al personale, Benetollo afferma che "per quanto riguarda il caso della dottoressa Sara Pedri ed il clima nel reparto di ostetricia e ginecologia di Trento, la mia scelta è stata fin da subito quella di approfondire i fatti, raccogliendo nelle dovute maniere dati e testimonianze, per decidere subito dopo sulla base di questi. Credo che ormai si possa fare, e di aver compiuto quindi anche su questo versante il mio lavoro".

La notizia della conferma delle dimissioni di Benetollo, secondo i sindacati, "fa emergere le difficoltà del governo provinciale nel gestire in trasparenza e nel rispetto dei diversi ruoli e funzioni il rapporto con l'Azienda sanitaria e la complessa macchina della sanità trentina".

Nel reparto di ginecologia, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato pesantissimo, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima - secondo la famiglia Pedri - forse all'origine della scomparsa della donna. "L'esperienza a Trento doveva essere formativa ma purtroppo ha generato in me un profondo stato d'ansia a causa della quale sono completamente bloccata", aveva scritto la ginecologa in una lettera trovata dai carabinieri nell'abitazione della dottoressa di Cles e pubblicata per la prima volta dal settimanale 'Giallo'.

Due giorni fa 70 ostetriche della sala parto e del reparto di ostetricia dell'ospedale Santa Chiara avevano scritto una lettera al direttore sanitario dell'Azienda  Antonio Ferro (ora nominato commissario dell’Apss dalla giunta dopo le dimissioni di Benetollo, ndr), chiedendo di essere ascoltate sul clima lavorativo "di gravi tensioni, intimidazioni e vessazioni". Intanto si è conclusa la visita degli ispettori mandati dal ministro Speranza nel reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Trento e si attendono le audizioni dell'Ordine dei medici di Trento, previste alla fine di luglio.

Sul fronte delle indagini avviate dalla Procura di Trento, il Pm Licia Scagliarini dovrà ora valutare i contenuti della copia forense del telefono cellulare di Sara Pedri, che era stato trovato nella sua auto parcheggiata nelle vicinanze del ponte di Mostizzolo sopra il torrente Noce. La zona è tristemente nota per i suicidi, ed è sul fondale fangoso del lago che si concentrano le ricerche, rese però difficoltose dal basso livello dell'acqua nel periodo estivo.













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