grandi carnivori

«Fugatti, ecco come uscire dal problema orsi». Parla l’ex presidente Rossi

«Basta con le accuse ai giudici e le provocazioni a Ministero, Ispra e associazioni animaliste. La base è la legge provinciale: va affidata agli esperti la redazione di un piano di gestione»


Luca Marsilli


TRENTO. «Da ex presidente a presidente: il problema degli orsi è un problema del Trentino, non di Fugatti. E in quest’ottica sono pronto a dare una mano, mettendo a disposizione conoscenze e esperienze che possono tornare utili». Ugo Rossi ha un approccio assolutamente costruttivo. E sgombera subito il campo da sospetti: «Sono a fine mandato e non mi ricandiderò. Non sono di nessun partito e considero inqualificabile fare campagna elettorale su una tragedia e un lutto come quello che ci ha colpiti tutti». Quindi né un modo per rientrare in gioco, né un boccone avvelenato.

Letta in questa chiave, la documentatissima disamina che ieri Rossi ha presentato alla stampa sulla storia, remota e recente, della reintroduzione dell’orso in Trentino assume un tono diverso. Riepilogare cosa è stato fatto è sicuramente una risposta a chi sostiene che «le amministrazioni precedenti non hanno fatto nulla» e finisce giocoforza per evidenziare cosa al contrario non sia stato fatto negli ultimi anni. Ma soprattutto definisce un punto di partenza concreto e non strumentalizzabile: la base dalla quale partire per cercare una soluzione che è indispensabile trovare. La stessa che, ammette lo stesso Rossi, durante il suo mandato aveva cercato di costruire sbattendo contro un quadro normativo del tutto sfavorevole (con il ministero che rivendicava a sé ogni competenza e decisione) e contro la “sensibilità” dei ministri che si sono succeduti. Di area politica diversa, ma tutti accomunati dalla stessa consapevolezza che su chiave nazionale toccare l’orso portava molti meno consensi che tutelarlo contro tutto e tutti, ragionevolezza inclusa.

«Dopo una decina di lettere al ministero - ricostruisce i suoi anni Rossi - dopo avere segnalato con la massima chiarezza e con toni di crescente allarme non solo i problemi di sicurezza ma anche il rapido deteriorarsi di quella accettazione sociale che è indispensabile per pensare che la specie possa avere un futuro in Trentino e dopo avere presentato un progetto di gestione dei grandi carnivori, sempre senza ottenere alcuna risposta concreta, con la legge 9 del 2018 ho posto le basi giuridiche per portare a Trento la regia. Impugnata (dal ministro leghista Stefani, non dalla Lav) e confermata nella sua piena validità dalla corte costituzionale. Quella è la base su cui lavorare. Consapevoli che intervenire su orsi e lupi non porta consensi e anzi espone a minacce personali e anche denunce. Ma anche che elaborare un piano di gestione scientificamente fondato, prevenire il più possibile le cause di conflitto con la popolazione e rimuovere, come si fa in tutta Europa, gli animali che esprimono comportamenti pericolosi è l’unico modo possibile per difendere veramente la sopravvivenza in Trentino di popolazioni sane e vitali di lupi e orsi».

Fino a oggi la Lega e il presidente Fugatti (al quale Rossi esprime più volte la propria piena solidarietà, consapevole del peso che si trova a dover sopportare) non hanno operato nel modo che la legge e gli stessi magistrati (nelle sentenze che si sono susseguite, tutte contro ordinanze di cattura o eliminazione) indicavano: realizzando un piano di gestione. E agendo di conseguenza: in un contesto chiaro, trasparente e dichiarato. Troppa campagna elettorale, sia dall’opposizione che al governo. Dando almeno l’impressione di agire per impulsi e a clamor di popolo invece che razionalmente. Sfidando magistrati, associazioni animaliste, Ispra e Governo. «Così non si arriva a nulla, se non a mettere i trentini contro gli italiani, la Provincia contro Roma. Senza nessuna possibilità concreta di risolvere il problema. «Il clima va riportato prima di tutto alla normalità. Per poi procedere ripartendo dalle basi tecniche già definite nel 2015 dalla Provincia e da quelle fissate dal rapporto Ispra/Muse sugli orsi problematici nel 2021. Da lì, affidandosi agli esperti trentini e europei, elaborare un vero e proprio piano di gestione che preveda tutte le azioni sia per le situazioni di criticità che per la convivenza. Per esempio facendo ricorso alla sterilizzazione per contenere il numero di animali. Poi bisognerà aumentare il personale dedicato, distribuendolo sul territorio interessato. E legare la rimozione degli esemplari problematici al mantenimento di una densità di animali sostenibile sul territorio. Partendo da qui per affrontare il tema “riduzione” senza fare sparate non realizzabili». Per tutto questo Rossi si mette a disposizione offrendo una collaborazione costruttiva. A patto che si cominci, appunto, raffreddando il confronto. E quindi si eviti di dare la colpa ai giudici, non si vada in contrasto con Ispra, non si provochino le associazioni animaliste e si cessi la raccolta firme in corso. «È un atto da campagna elettorale, inadeguato alla serietà del problema e alla gravità del lutto che ci ha colpiti. Incompatibile con la ricerca vera di una soluzione».













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