«Vaia è un’occasione per investire in cultura» 

Il dibattito a Varena. Gli operatori economici si sono ritrovati in casa Longo per ascoltare le tesi di Marcello Mazzucchi e Bruno Crosignani (forestale) e dell’artista Sergio Camin


Francesco Morandini


Varena. “Nessun violino è figlio di un albero piantato”. Il senso della serata organizzata l’altro ieri dagli operatori economici di Varena nella sala gremita di casa Longo con il titolo “Vaia: emozioni e proposte” sta tutta in questa battuta di Marcello Mazzucchi, già a capo della Forestale fiemmese, intervenuto assieme a Bruno Crosignani , suo successore, Sergio Camin vulcanico artista e, nelle vesti di moderatore, il direttore del Trentino Paolo Mantovan. Un invito a non avere fretta, a rispettare Madre Natura che “ci sorprende per la capacità di rimarginare ogni ferita. Nel ’66 – ha esemplificato l’esperto-poeta - Cadino era distrutta. Nel 2000 c’erano più alberi di prima”. Per non dire dei 50000 alberi caduti a Lavazè nel 2000. “I boschi non sono distrutti come si legge spesso, sono a terra. E’ il bosco che diventa altro”. La parola stonata rimbalzata anche sui media nazionali per Mazzucchi è “ripulire” e poi ovviamente piantare, perché ciò che resterà a terra dopo 3 anni (oltre i quali il legname non sarà più recuperabile) non sarà sporcizia, ma fertilità. Altro che Piano Marshall, come qualcuno ha proposto, stiamo attenti a non aggiungere danno a danno, la Natura insomma va aiutata in modo mirato e le emozioni devono essere governate. Una risposta inequivocabile al quesito posto da Mantovan che aveva ricordato come Vaia ci interroghi sulla capacità di vedere davanti a noi e valutare il nostro rapporto con la natura e noi stessi.

I tempi della natura

Siamo disposti ad accettare i tempi della natura? E’ la domanda di Mazzucchi che Mantovan ha girato agli altri due ospiti. Crosignani, dalla poesia di Mazzucchi (che a un certo punto ha estratto anche una pigna) è passato alla concretezza del forestale in servizio. C’è l’urgenza di non sprecare legname prelevando il possibile a partire dalle zone più comode, ma il 30% rimarrà comunque a terra. Senza peli sulla lingua Sergio Camin ha definito allucinante la raccolta delle piantine e il fatto che, come a Predazzo, si tolgano i paravalanghe naturali (gli alberi caduti) per mettere quelli finti. L’artista di Varena non ha risparmiato una battuta per “i buoni che aiutano le piante e lasciano gli umani in mare”.

Messaggi positivi

Un abuso di emozioni? Si è chiesto Mantovan riproponendo ai relatori le preoccupazioni economiche degli operatori turistici, e sottolineando come il messaggio da dare agli ospiti non debba comunque nascondere ciò che è successo. Secondo Camin “Vaia è un’occasione per rivedere la proposta turistica della valle, la amplia. Abbiamo bisogno di silenzio, non di giochini di plastica, e i suoni delle Dolomiti portiamoli dove c’è una discarica non dove c’è già il bello”, ha esemplificato provocatoriamente. Per Crosignani resta il problema dell’accesso al bosco e quindi l’urgenza di aprire le strade forestali. E per il futuro ha concordato sul No ai rimboschimenti a tappeto. L’ex sindaco di Varena Paride Gianmoena (dal primo gennaio “Ville di Fiemme”) ha rievocato il “giorno delle lacrime” mentre Silvano Welponer di Cavalese ha ricordato che in 40 anni il bosco nel suo Comune, dove è stato anche tecnico forestale, ha subito abbattimenti per 100.000 mc contro i 35/40.000 di Vaia. Anche questo un modo per sdrammatizzare. Gigi Casanova, forestale e ambientalista, ha denunciato la riduzione di risorse e di personale negli ultimi 20 anni. “Vaia è un’occasione per investire in cultura – ha aggiunto - nella ricostruzione del territorio e nella ricerca scientifica”. Della necessità di sensibilità e cultura ha parlato anche Mazzucchi, compresa quella cultura dei “maestri” che il bosco lo conoscono e lo vivono, pdrchè “abbiamo bisogno di Maestri più che di saccenti”, mentre Crosignani ha rivalutato la dichiarazione del musicista Ezio Bosso che aveva parlato di “sacrificio del bosco”. Una serata molto partecipata che, come ha chiosato il direttore, “ci fa tornare a casa un po’ più saggi, con l’invito a diventare maestri gli uni degli altri”.

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