Un carpino e un convegno in ricordo di Boninsegna
Predazzo. La partecipazione del prof. Arturo Boninsegna al “Gruppo Terre alte” costituitosi il 4 maggio 1991 in seno al Comitato scientifico del CAI, è stata ricordata nell’aula magna del municipio...
Predazzo. La partecipazione del prof. Arturo Boninsegna al “Gruppo Terre alte” costituitosi il 4 maggio 1991 in seno al Comitato scientifico del CAI, è stata ricordata nell’aula magna del municipio di Predazzo dove sono convenuti accanto a parenti e conoscenti dello studioso predazzano, numerosi esponenti nazionali del CAI. Dopo il saluto della sindaca Maria Bosin che ha ricordato il riconoscimento rilasciato post morte al professore predazzano, Alberto Ghedina, referente del Comitato scientifico lo ha definito “una fonte di rivoli e goccioline che continua a sgorgare”, mentre Piero Corda del Gruppo Terre alte ha sottolineato la sua capacità di restare coi piedi per terra. Commosso il ricordo di Rita Dallabona che ha lavorato con lui per 25 anni nel CML. “Un burbero dal cuore tenero”. Il conduttore del miniconvegno Mario Felicetti ha letto anche un messaggio di Annibale Salsa prima delle relazioni dei 4 relatori: il professor Italo Giordano, studioso di storia locale, l’architetto Giuliano Cervi presidente del Comitato scientifico del CAI, il professor Antonio Guerreschi dell’Università di Ferrara, e Mauro Varotto dell’Università di Padova che nei mesi scorsi ha piantato assieme alla vedova Maria Teresa e ai figli Mario e Ottavio, un carpino in sua memoria.
Il professor Giordani ha ricordato l’intervento di Boninsegna al convegno del 1981 inerente la toponomastica di confine sul Latemar, per sottolineare il grande contributo che Boninsegna ha dato in questo settore con l’individuazione di 1600 i toponimi. Giuliano Cervi è intervenuto sulla costituzione del Gruppo Terre alte, nato con l’obiettivo di salvaguardare la cultura in estinzione attivandosi con progetti e ricerche che raccolgano informazioni, le cataloghino e le tramandino.
Interessante e d’estrema attualità la relazione del professor Guerreschi dal titolo “Quando l’uomo decise di cambiare le montagne”. «“Era l’unico del Gruppo Terre alte che abitava in montagna, lui cercava una cultura trasferibile alla comunità, consapevole dell’importanza di fare ricerca nei luoghi in cui si vive. Non era provincialismo, ma radicamento. La montagna – ha aggiunto - non deve svendersi alla “baraonda turistica” come la definiva Arturo». Lo scario Giacomo Boninsegna, fratello di Arturo, non ha potuto trattenere la commozione nel saluto finale che ha suggellato l’incontro dopo la consegna di una targa alla vedova Maria Teresa. F.M.