Fragilità in crescita, a Predazzo nasce “Diamoci una mano”
Il progetto. Dai tavoli di pianificazione sociale è emersa la necessità di promuovere e diffondere solidarietà e aiuto tra le famiglie. Serata informativa giovedì 7 in Municipio sul percorso formativo
predazzo. “Diamoci una mano” è il progetto che la Comunità della valle di Fiemme, quella ladina e la Cooperativa Progetto ’92 assieme all’associazione Ge.Bi, intendono avviare a conclusione degli incontri dei tavoli della pianificazione sociale che avevano coinvolto decine di gruppi e associazioni. Allora era emersa preponderante la necessità di promuovere e diffondere l’accoglienza familiare come modalità naturale e capillare di solidarietà e aiuto tra famiglie rispetto a bisogni che le stesse manifestano. «Accoglienza in famiglia, solidarietà di buon vicinato, accoglienza delle persone più fragili, degli anziani, ma anche – sottolinea Rosella Comai di Progetto ’92 – andare a prendere un bambino a scuola. Vogliamo stimolare le persone, far emergere ciò che c’è già. I bisogni e le fragilità crescono ma parallelamente non cresce la disponibilità».
La serata
Con questo obiettivo è stata organizzata per giovedì 7 marzo alle 20.30 in municipio a Predazzo. «Sarà l’occasione importante per conoscere meglio gli obiettivi del progetto stesso – affermano Rosella Comai e Michela Zorzi della Comunità di valle – e per valorizzare il prezioso contributo di coloro che nella loro quotidianità praticano piccoli e grandi gesti di accoglienza». Durante la serata verrà presentato un breve percorso formativo, tre incontri per sentire le testimonianze di famiglie accoglienti verso i minori e creare gruppi di persone disponibili.
Il progetto
Al progetto partecipa anche il Comun general de Fascia con Cipriana Tomaselli. Il modello è un po’ quello del “social street” che ha origine dall’esperienza, iniziata nel settembre 2013, del gruppo Facebook “Residenti in Via Fondazza – Bologna”, nato dalla constatazione dell’impoverimento generale dei rapporti sociali che ha creato senso di solitudine e perdita del senso di appartenenza e che lavora da 5 anni per favorire le pratiche di buon vicinato, socializzare con i vicini della propria strada di residenza per instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune.