«Depotenziare l’ospedale è una scelta scellerata» 

Cavalese, a Dalpalù non piace l’idea di sacrificare la sala operatoria di ortopedia per il punto nascite. Zanon: «No, sarà di chirurgia. Manca il via libera da Roma»


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Sconcerto e preoccupazione sta creando in valle di Fiemme l’ultima proposta dell’assessore provinciale alla salute Luca Zeni che ora sarebbe disposto a sacrificare una sala operatoria dell’ospedale per garantire la riapertura del punto nascite nei tempi previsti. Del problema se n’è fatta interprete la coriacea consigliera comunale Bruna Dalpalù che proprio mercoledì ha presentato una specifica interrogazione al sindaco Silvano Welponer (presidente anche del Collegio dei sindaci) e all’assessora Giuseppina Vanzo.

«I quotidiani locali in questi giorni hanno riportato la notizia secondo la quale – scrive la consigliere Dalpalù - un gruppo di sindaci e amministratori delle valli di Fiemme e Fassa, con l’assistenza di un componente della giunta provinciale, stanno tramando per sacrificare una delle due sale operatorie attualmente in funzione all’ospedale di Cavalese, allo scopo di destinarla all’ostetricia. Tale operazione sembrerebbe necessaria - aggiunge - poiché i gravi ritardi e inadempimenti della Provincia rispetto alle richieste del Comitato percorso nascita nazionale impedirebbe la riapertura in tempi rapidi e quindi “elettoralmente spendibili” del punto nascita di Cavalese. Se l’informazione fosse vera - scrive ancora Dalpalù - l’assessore provinciale, come al solito appoggiato dal gruppo di amministratori locali fedeli al centrosinistra e al suo “califfo locale”, toglierebbe una sala operatoria agli interventi ortopedici, sacrificando l’attività chirurgica ed ortopedica nel tentativo di raccattare qualche voto per i prossimi candidati di valle, fedeli al “califfo”. Tale sconsiderata operazione, che non a caso avviene a ridosso delle imminenti elezioni provinciali, farebbe il paio con l’editoriale pubblicato in prima pagina qualche giorno fa con cui l’assessore provinciale Gilmozzi prometteva per l’ennesima volta che a breve si sarebbe riaperto il punto nascita. E’ chiaro che la chiusura di una sala operatoria necessaria per gli interventi di ortopedia rischierebbe di provocare un depotenziamento dell’attività chirurgica e rappresenterebbe un pericolo per la sopravvivenza dello stesso ospedale».

La consigliera Dalpalù non risparmia dunque i suoi strali e bolla questa scelta come «scandalosa e da incoscienti». Nell’interrogazione la consigliere Dalpalù chiede pertanto da quali motivazioni sia sorretta tale scellerata operazione elettoralistica e se il sindaco e i membri della giunta la condividano, quale sia stata la risposta della giunta provinciale all’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale e quali azioni abbia intrapreso la giunta comunale per far rispettare gli impegni assunti cinque anni in materia sanitaria.

Ma per quanto riguarda la sala operatoria sacrificata non sarebbe quella per l’ortopedia, precisa subito il presidente della Comunità di valle Giovanni Zanon, ma quella della normale attività chirurgica.

«Potrebbe succedere una o due volte all’anno - precisa al Trentino il presidente Zanon - ma trattandosi di interventi programmati e non le urgenze, che invece vengono dirottate tutte a Trento, il disagio è minimo poiché l’intervento viene semplicemente spostato».

Nessun depotanziamento dell’ospedale, come paventato da alcuni esponenti politici, e nessun rischio per la salute dei pazienti. «Va ricordato comunque - conclude infine Zanon - che per l’utilizzo della sala chirurgica esistente è stato chiesta l’autorizzazione al Comitato nascite nazionale che deve ancora inviare la risposta».

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