«Ciao Quintino custode di memoria coraggio e dolore» 

Tanti amici a Molina per l’addio al partigiano Corradini Cossali: hai dimostrato la forza di cui oggi abbiamo bisogno  


di Luciano Chinetti


MOLINA. Un folto gruppo di persone, semplici cittadini, conoscenti e amici, si sono stretti ieri attorno alle due figlie Emanuela e Margherita per tributare l’ultimo affettuoso saluto all’ultimo partigiano di Fiemme Quintino “Fagioli” Corradini, morto unA settimana fa nella sua baita ad Arodolo. Il canto di “Bella Ciao” ha dato il via al rito civile, celebrato nella casa sociale di Molina davanti alla bara di legno chiaro affiancatA dallo stendardo dell’Anpi. Ma il rito laico, senza fiori come Quintino Corradini voleva, è iniziato con la lettura del testamento scritto in poesia da Quintino nella Pasqua del 1993 insieme al suo amico poeta Paride Franceschini. «Quando il cuore è stanco - aveva scritto Quintino- non voglio lacrime, non voglio preti e preghiere, voglio solo una canzone anarchica». E i suoi compagni ieri lo hanno accontentato dando vita a una nota canzone intonata dalla bella voce della giovane Giada.

Dopo il saluto di Fulvio Zorzi in rappresentanza del Comune di Castello-Molina, con una breve presentazione da parte dello stesso regista è stata proiettata l’ultima testimonianza della sua vita: il filmato di Gabriele Carletti, giornalista Rai, presente insieme ai due giovani Manuel Morandini e Graziano Bosin, che avevano realizzato le riprese. «Ades podo morir tranquillo - aveva detto Quintino al termine delle riprese - perché Carletti mi ha reso immortale». Ci sono state poi belle parole di stima e di affetto da parte dell’assessora provinciale Sara Ferrari, che si è detta onorata e orgogliosa di poter porgere l’estremo saluto a un amico e un combattente che ha messo a rischio la sua vita per garantire la libertà. Una cerimonia molto commovente e partecipata, alla quale non poteva mancare il saluto affettuoso del presidente provinciale dell’Anpi Mario Cossali: «Il fascino del nostro compagno Quintino Corradini che ci ha lasciato - ha scandito Cossali - sta nel fatto che lui è un custode della memoria, del coraggio e del dolore. Quintino infatti vicino alla sua baita aveva conservato un albero rinsecchito con tutti i suoi rami, ognuno dei quali rappresentava un compagno sacrificato. Quintino ha sempre manifestato uno straordinario amore per la natura, il coraggio di essere vitale sempre, la provocazione di una creatività ribelle. Lui ha dimostrato grande forza, quella forza di cui oggi noi tutti abbiamo bisogno per sopravvivere».

Al termine ci sono state tante testimonianze di affetto e di vicinanza alle due figlie Emanuela e Margherita, con l’intervento di apprezzamento per l’integrità morale di Quintino da parte di Stefano Cristofori di Rifondazione Comunista e di Tecla Zarantonello, che ha portato la sua testimonianza su come era Quintino nel rapporto con le donne, in chiave un po’ ironica ricordando il suo viaggio a Cuba.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano