«Biodigestore e letame: drastico calo degli odori» 

Predazzo, affollata assemblea pubblica a Bellamonte sulle preoccupazioni per il nuovo regolamento sullo spargimento dei liquami e per il nuovo impianto


di Gilberto Bonani


PREDAZZO. E’ un segnale positivo: i prati tornano di moda. La prova sta nel serrato confronto in atto culminato giovedì sera in un’affollata assemblea pubblica nella sala Aldo Moro di Bellamonte. Amministrazione comunale, esperti della Fondazione Edmund Mach, rappresentanti della cooperativa che sta realizzando l’impianto di biodigestione in località “Al Gazzo” e la Pro Loco di Bellamonte, con il suo presidente Dino Degaundenz, hanno discusso fino a notte fonda su come ridurre l’impatto dei liquami sui prati. La concimazione è un’azione antica che le odierne tipologie di allevamento esasperano creando problemi e lamentele. Un tempo infatti lo stallatico veniva portato fuori dalle stalle e lasciato “maturare” in cumuli. Una complessa serie di reazioni chimiche riduceva l’acidità e le emissioni di sostanze irritanti nell’atmosfera. In primavera il concime veniva trasportato e sparso nei terreni. Un'operazione capillare che riguardava orti, campi e prati, anche quelli che si raggiungevano con difficoltà. Oggi l’attività di allevamento è concentrata in poche stalle con molti capi di bestiame. Le deiezioni vengono asportate meccanicamente, conservate in cisterne da dove vengono poi aspirate e sparse abbondantemente solo nei terreni pianeggianti su cui è possibile operare con mezzi meccanici. Questa procedura impatta sulla vegetazione, l’alta acidità dei liquami non fermentati riduce la ricchezza delle specie prative. Chi ha l’occhio allenato nota che i fiori, l’insegna multicolore della primavera, sono rari nei prati di fondovalle. E poiché le api si cibano di polline si comprende la diminuzione dei preziosi insetti più volte denunciato dagli apicoltori. Proteste salgono anche dai residenti che ritengono la “puzza” non solo una sgradita percezione all'olfatto ma anche una minaccia per la salute. Dopo tante chiacchiere finalmente un gruppo di allevatori si sta rimboccando le maniche mentre l’amministrazione comunale ci mette la faccia, a differenza di altre che evitano accuratamente di esporsi a un percorso tutto in salita. La realizzazione di un biodigestore, un impianto capace ricavare gas dai liquami, non è una soluzione miracolosa. Non ridurrà la quantità di letame ma abbatterà significativamente (dal 60 all’80 per cento) gli odori. Il biodigestato (neologismo che indica il letame in uscita dall’impianto) migliorerà la situazione dei nostri prati ma non farà certo tornare la fioritura di un tempo. Si tratta di un passo importante che segna una svolta culturale degli allevatori. Nessuno è contrario alla tecnologia ma gli abitanti di Bellamonte contestano l’articolo 40 bis inserito nel regolamento di polizia urbana il 29 novembre scorso. Nel documento, votato dal consiglio comunale con una sola astensione, la fascia di rispetto scende (solo per il biodigestato) a 10 metri dal perimetro urbano e lo spargimento è vietato solo dal 20 luglio al 20 agosto. Una concessione alla quale i cittadini di Bellamonte si oppongono fermamente. Il nuovo impianto entrerà in funzione solo a tarda estate quindi c’è tutto il tempo per verificare sul campo la bontà o i limiti del regolamento.















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