Anesi critica la “task force”
Pozza di fassa. Sulla questione delle nomine nella “task force” nominata dal Comun General de Fascia, interviene Michele Anesi. Nel tavolo di lavoro, sono stati nominati anche vari esperti non...
Pozza di fassa. Sulla questione delle nomine nella “task force” nominata dal Comun General de Fascia, interviene Michele Anesi. Nel tavolo di lavoro, sono stati nominati anche vari esperti non fassani: Anesi dunque sostiene che il Comun General avrebbe dovuto valorizzare le professionalità ladine.
«Da fassano – dice Anesi - leggendo della “task force per la ripartenza” mi sono sentito messo in secondo piano. Non io come libero cittadino, ma come membro di un’intera comunità. Tantissime categorie sociali, economiche, istituzionali sono state estromesse dal tavolo di lavoro che, tengo a ricordare, è stato istituito dal massimo ente di salvaguardia della comunità fassana-ladina: il Comun General de Fascia. Ho letto con attenzione la lista formalizzata e la cosa che più salta all’occhio è la “mancanza di sensibilità” in primo luogo per la rappresentatività fassana. Ma la “mancanza di sensibilità” si è poi manifestata anche nella scelta di non coinvolgere molte professionalità che hanno reso la nostra comunità un fiore all’occhiello a livello nazionale e internazionale. Scuola, volontariato, sindaci, albergatori, ristoratori, baristi e commercianti sono stati dimenticati, e di sicuro non saranno i famosissimi “questionari” che sistemeranno questa dimenticanza». Secondo Anesi, un tavolo per una pianificazione sul post Covid19 doveva essere «esclusivamente composto da gente che vive e lavora in e per la Val di Fassa. La nostra valle ladina ha le persone e le competenze per provare ad arginare questa crisi economica che di sicuro ci cambierà le prospettive economico-turistico e sociali per i prossimi mesi».
Oltre a ciò Anesi aggiunge il ringraziamento a tutta la popolazione di Fassa, per come ha risposto in un momento delicato come questo. «Abbiamo dato segnali importanti di disciplina sociale e spirito di comunità: il volontariato ha fatto inorgoglire mettendo la propria salute e tranquillità in secondo piano; è stato apprezzato da studenti e famiglie il lavoro fatto dalla Scuola ladina e da tutti i maestri e professori; albergatori, ristoratori, baristi e commercianti si sono trovati davanti all’incubo più grande per una mono- economia turistica come la nostra: non poter aprire». E ancora un pensiero profondo «va ai collaboratori, che saranno coinvolti in questo profondo cambiamento delle nuovi abitudini socio-economiche. I dati dei contagi piano piano stanno scendendo, e tantissimi, tra parenti e amici stanno tornando nelle loro case dopo tante giornate trascorse a combattere questo subdolo nemico. È questo il primo tassello per la ripartenza». V.R.
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