La sentenza

Ex vigilessa uccisa, confermato l'ergastolo alle due figlie e all’ex fidanzato

Laura Ziliani fu stordita con benzodiazepine e poi soffocata a mani nude nel bresciano, poco distante dal confine con il Trentino: il suo corpo ritrovato tre mesi dopo. I tre confessarono dopo che un compagno di cella riferì alla Procura le confidenze di Mirto Milani

LA CONFESSIONE Omicidio Laura Ziliani, dopo il fidanzato, confessa anche la figlia Silvia
IL MOVENTE «Hanno ucciso la madre non per soldi, ma per il loro ego»


Andrea Cittadini


BRESCIA. La sentenza della Corte d'Assise d'appello di Brescia è stata letta in aula dopo nemmeno due ore di camera di consiglio. Era segnato il destino di Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, condannati all'ergastolo anche in appello per l'omicidio di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù, madre delle due imputate.

Quella donna che l'otto maggio 2021 - nel giorno della festa della mamma - i tre prima stordirono con benzodiazepine, poi soffocarono a mani nude e infine, una volta uccisa, seppellirono in una buca scavata vicino al fiume Oglio, dove il corpo venne ritrovato esattamente tre mesi dopo. L'ergastolo bis se lo aspettavano anche i tre imputati che non hanno minimamente cambiato espressione davanti al secondo "fine pena mai" incassato in meno di un anno.

Nessuno dei presenti in aula aveva messo in dubbio le loro responsabilità che per altro, seppur in evidente ritardo, avevano confessato. Ad inchiodarli fu il compagno di cella di Mirto nel carcere di Canton Mombello, che raccolse le confidenze del giovane e riferì tutto in Procura. E quando Paola, Silvia e Mirto ricevettero l'atto di conclusione del pm Caty Bressanelli scoprirono che il loro segreto era diventato prova schiacciante e confessarono uno dietro l'altro a distanza di poche ore.

Ricorrendo in appello contro la sentenza di primo grado, i difensori avevano provato a chiedere una nuova perizia psichiatrica per capire se c'era margine di valutare le colpe dei singoli rispetto all'azione del gruppo, di quello che gli inquirenti hanno ribattezzato il trio criminale. Ma i giudici hanno detto no. La difesa, che ha manifestato delusione per la mancata concessione della perizia - dopo che in primo tutti sono stati ritenuti capaci di intendere e volere - al pronunciamento della Corte d'Assise d'appello si è trincerata dietro ad un "no comment".

Potrebbero però decidere, una volta lette le motivazioni, di fermarsi e di non ricorrere in Cassazione. "E' andata come doveva andare" ha invece commentato l'avvocato di parte civile Piergiorgio Vittorini. "Sciaguratamente è andata come doveva andare, dico sciaguratamente perché sciaguratamente anche nei propositi dei tre imputati in allora è andata come volevano che andasse. Quindi l'hanno pensato, quell'omicidio l'hanno realizzato e trovo che oggi sia stata pronunciata una sentenza giusta".

Il legale che rappresenta la terza figlia di Laura Ziliani - affetta da disabilità e completamente estranea alla vicenda - non nasconde un enorme rammarico. "Diciamo che forse quello che ci aspettavamo era un risarcimento che non costa nulla, un risarcimento morale. Anche oggi abbiamo sentito parlare un difensore che ci ha detto che la sua assistita in carcere sta realizzando un percorso alla fine del quale avrà la capacità di chiedere scusa. Avrebbe potuto - il pensiero dell'avvocato Vittorini - alzarsi e dire 'chiedo scusa', quantomeno 'chiedo scusa a mia sorella che è orfana'. E invece anche oggi silenzio". 













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