Eccezionale scoperta archeologica: a Sopramonte spuntano quattro sepolture medioevali
Nelle vicinanze del monastero al lavoro la Soprintendenza e un gruppo di studenti dell’Università di Padova: «C’è la possibilità di fare scoperte significative: gli antropologi suggeriscono che essendo tutti i sepolti d’età adulta, potremmo trovare nelle vicinanze un cimitero di bambini»
TRENTO. Scoperte undici sepolture risalenti al basso Medioevo presso il comparto storico di Sant’Anna di Sopramonte. Sette tombe sono state rinvenute nel 2019 e altre quattro nelle scorse settimane. Il ritrovamento è un tassello importante che va ad aggiungersi nella "mappa" dell'area archeologica. I documenti medievali indicano che l’area di sepoltura sorgeva nelle immediate vicinanze dello storico monastero di Sant'Anna e il dato è ormai confermato anche dalle moderne indagini stratigrafiche del terreno. Una sepoltura in particolare risulta interessante per gli studiosi: è la cosiddetta “Tomba 1” in cui è stato rinvenuto lo scheletro di un defunto di rango, sepolto con vestiti ricamati a filo d’oro.
La Sopritendenza archeologica
«Il lavoro di scavo presso il cimitero è appena cominciato - ha sottolineato la funzionaria della Soprintendenza archeologica di Trento Nicoletta Pisu -. Il sito appare già molto più importante ed articolato di quanto potesse apparire nelle prime fasi di ricerca. L’auspicio è scoprire in una tomba qualche oggetto che ci consenta di perfezionare la conoscenza del sito, in vista della sua valorizzazione». Il presidente di Asuc Sopramonte Ivan Broll ha sottolineato l'importanza di ricostruire il passato storico dell'abitato: «Asuc sostiene concretamente gli sforzi volti a creare ricerca sul sito di Sant'Anna. Se oltre alla ricerca storica e sul campo riusciamo anche a creare formazione e diffondere conoscenza direi che il fine ha una doppia valenza».
La collaborazione con l’Università
Dopo il coinvolgimento degli studenti dell’Appalachian State University del North Carolina, il progetto di ricerca vede coinvolti quest’anno gli studenti del Dipartimento di Biologia e del Museo di Antropologia dell’Università di Padova. L'iniziativa è promossa dall’Asuc di Sopramonte, proprietaria dei beni, tramite i referenti Christian Fogarolli e Mattia Segata, laureati in archeologia e conservazione dei beni culturali, con la direzione dei lavori della ditta Arc-team di Cles, il supporto dell'Azienda Forestale di Sopramonte e Trento e il coordinamento generale della Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento.
L’area archeologica a Sopramonte
Il comparto storico di Sant’Anna si trova a due chilometri sopra l’abitato di Sopramonte e comprende la chiesa intitolata all’omonima santa e la vicina "Casa del Preposto". Scandagliando il terreno sotto gli edifici con gli opportuni rilievi geofisici ed archeologici, a circa un metro di profondità sono state trovate alcune strutture murarie riconducibili al monastero che tra il Duecento e la fine del Quattrocento ospitava una comunità di monache e monaci che seguivano la regola di Sant’Agostino. Le fonti storiche lo dipingono come una realtà politica e religiosa rilevante, se si considera che ben tre pontefici menzionarono il monastero in tre distinte bolle. Tra questi documenti va ricordata la bolla emessa nel 1263 da papa Urbano IV, con cui si concedeva ai monaci e alle monache il privilegio di sepoltura in loco. Questo fatto storico sembra trovare riscontro proprio nella campagna di scavo e nelle sette sepolture ritrovate nelle ultime settimane, che si aggiungono alle quattro sepolture rinvenute nella campagna di scavo del 2019.
Lo studio antropologico
Accanto al lavoro sul campo, le ricerche presso Sant’Anna prevedono una fase di studio antropologico, come spiega lo studioso di archeologia e beni culturali Christian Fogarolli: «Gli inumati rinvenuti vengono analizzati già nel contesto di scavo, attraverso osservazioni osteometriche e paleopatologiche, con cui si cerca di determinare il sesso e l’età alla morte del defunto, oltre alla presenza di malattie e traumi. Nei casi più interessanti è prevista la possibilità di estrarre il dna antico per raffinare ulteriormente la ricerca».
La storia del monastero
Fogarolli rievoca la storia del monastero di Sant’Anna: «È stato attivo tra l’inizio del Duecento e la fine del Quattrocento, quando si spense lentamente andando in rovina. Il preposto Ulrich Kneusl fece costruire la “Casa del Preposto" alla fine del Quattrocento sulle fondamenta del monastero recuperandone in parte il materiale murario. Questo è stato evidenziato recentemente da analisi stratigrafiche degli alzati. Anche la chiesa è stata restaurata e modificata a più riprese. Sepolte nel terreno ci sono interessanti opere murarie, delle scalinate, uno dei ritrovamenti più importanti è un manufatto di pietra istoriato che mostra da un lato una scena della natività e dall’altro la crocifissione. Stiamo procedendo ad uno studio specifico».
Il futuro degli scavi
Dalla Soprintendenza, la dottoressa Nicoletta Pisu conferma l’interesse verso il proseguimento degli scavi: «Ci aspettavamo di trovare le sepolture, visto che i documenti ne parlavano. Non sono tombe particolarmente ricche di reperti, perché i monaci venivano sepolti senza sfarzo, con indosso solo le vesti. Ma c’è la possibilità di fare scoperte significative: gli antropologi suggeriscono che essendo tutti i sepolti d’età adulta, potremmo trovare nelle vicinanze un cimitero di bambini». Per proseguire gli scavi servono però progettualità e finanziamenti: «Proseguirà il protocollo siglato con Padova, visto l’interesse e la partecipazione degli studenti - evidenzia Pisu - Ma gli studenti devono procedere piuttosto lentamente con i nuovi scavi, viste le giuste necessità di sicurezza. Prevediamo però di ampliare i lavori già nell’estate prossima».