Dopo l’infortunio mortale a Cles i sindacati dicono basta: «Pronti alla mobilitazione»
Cgil, Cisl e Uil in coro: «Siamo al nono infortunio mortale da inizio anno. Abbiamo chiesto alla Provincia di aumentare l’organico dei servizi ispettivi, ma invano. E servono più tutele per i tirocinanti»
TRENTO. «Siamo al nono infortunio mortale da inizio anno. Questa volta ancora più preoccupante perché avvenuto all’interno di un'azienda manifatturiera dove gli standard di sicurezza dovrebbero essere elevati. Un infortunio – spiegano i segretari confederali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) – che oltre alla morte del titolare della ditta vede anche il ferimento di uno studente impegnato nell’alternanza scuola-lavoro».
Per i sindacalisti, che esprimono le più sentite condoglianze alla famiglia di Ilario Valentini, il titolare della ditta di Cles, è la Giunta provinciale che deve approntare fin da subito un piano per strutturato per scongiurare altre morti e altri feriti: «Questo è l’ennesimo campanello di allarme. I morti sul lavoro sono in aumento rispetto al 2021, anno come quello in corso di forte crescita economica. Non è possibile stare fermi di fronte a questi dati. Abbiamo chiesto più volte alla Giunta di aumentare l’organico dei servizi ispettivi, ma invano. Non è stato fatto e non sembra che ci sia intenzione di farlo».
Per Cgil, Cisl e Uil «solo con i controlli, con la prevenzione e con una cultura della sicurezza si può invertire questa tendenza»: «Un infortunio non è mai una fatalità. Ed è la stessa Provincia a sottolineare come siano tante le aziende che non mettono in atto tutti gli strumenti atti a prevenire gli infortuni, perché i dati delle attività ispettive sul settore edile denunciano un 20% di aziende con irregolarità».
I sindacati chiedono interventi immediati e strutturali: «Solo con l’aumento degli organici dei servizi ispettivi, oggi sottodimensionati, si possono rilevare le inadempienze, frenando anche il dumping delle aziende irregolari nei confronti di quelle aziende che invece investono risorse nella sicurezza. Serve anche una cultura del lavoro sicuro, favorendo percorsi di formazione e permettendo ai sindacati di fare il loro mestiere, quello di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Serve dunque uno sforzo che purtroppo, fino ad ora – osservano i segretari confederali – la Giunta provinciale non ha fatto».
Cgil, Cisl e Uil intervengono anche per sottolineare «l’ennesimo coinvolgimento di uno studente in un infortunio grave»: «Non siamo contrari all’alternanza scuola-lavoro – affermano i sindacalisti – ma all’azienda che ospita questi ragazzi e queste ragazze dev’essere chiesto di dimostrare uno standard di sicurezza molto più elevato del minimo richiesto dalle normative. Su queste aziende servono controlli preventivi e suppletivi in modo che nessun giovane in tirocinio debba più correre il rischio di perdere la vita o subire un infortunio grave. Mettere in pericolo la salute di giovani che stanno ancora studiando è davvero inaccettabile».
Preoccupati dell’aumento dei casi di infortuni gravi e mortali sul lavoro, e considerata l’inadempienza della Giunta provinciale nel mettere in atto ogni possibile azione per contrastare il fenomeno, Cgil, Cisl e Uil sono pronte alla mobilitazione: «Se la Giunta non si decide ad aumentare gli organici dei servizi ispettivi, promuovendo controlli e favorendo una cultura della sicurezza nelle aziende trentine, non esiteremo a scendere in piazza per rivendicare un diritto fondamentale, quello della sicurezza e della salute. Perché – ripetono Grosselli, Bezzi e Alotti – non si può morire di lavoro».