Domani l’inaugurazione di Vinitaly, ecco cosa si aspetta il Trentino
A Verona oltre 4mila aziende espositrici con cantine proveniente da 30 paesi
TRENTO. Il presidente della Camera e cinque ministri saranno presenti domenica 14 aprile all’inaugurazione della 56ª edizione del Vinitaly, salone internazionale dei vini e dei distillati.
Verona torna ad essere così la capitale per i business della filiera vitvinicola nazionale, ma non solo sarà anche momento di confronto tra le istituzioni, imprese e associazioni del settore con la presenza di oltre 4000 aziende espositrici distribuite nei 17 padiglioni per una superficie di circa 100 mila metri quadrati.
Nell’ambito delle quattro giornate sono previste molte manifestazioni. Le cantine presenti provenienti da 30 paesi, incontreranno più di 30 mila operatori interessati agli acquisti provenienti da ben 160 nazioni.
Inoltre sono già in programma appuntamenti con 1200 top buyer esteri selezionati.
Il Trentino enologico sarà presente in massa e la maggior parte degli espositori saranno ospitati nel padiglione tre a cura del Consorzio Vini del Trentino. Altri nel solito padiglione due mentre un gruppo di vignaioli sarà ospite della FIWI nel padiglione 8.
Ma aldilà dei numeri qual è il contesto nel quale si inserisce l’evento? Secondo Luca Rigotti, presidente oltre che del Gruppo Mezzacorona, del gruppo Vino del Copa-Cogeca, la massima organizzazione di rappresentanza europea del settore, «è innegabile che i lungo periodo di espansione vissuto dal settore vitivinicolo a livello globale, e in particolare per quello italiano, stia vivendo delle criticità». Le cause, prosegue Rigotti «sono molte e vanno dall’aumento del costo del denaro, che sta pesando sulle attività economiche delle imprese, all’effetto più grave forse dovuto alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie in Italia, così come in tanti altri Paesi destinatari delle nostre esportazioni. Il Copa-Cogec, ha già avanzato proposte precise di intervento differenziate in base alla vocazionalità dei vari territori. Per le aree dove la viticoltura non esprime valori significativi ne in termini di qualità, ne dal punto di vista economico si propone l’estirpo definitivo per alleggerire l’offerta, di prodotto difficile da commercializzare, mentre per le aree di pregio si propone un estirpo temporaneo».
E il mercato i vini dealcolati potrebbero aiutare? «Penso di si che questo vino avrà un futuro - afferma Rigotti - su alcuni mercati, tuttavia c’è ancora molta strada da percorrere. Per prima cosa bisogna capire che i totalmente dealcolati difficilmente possono essere proposti come vini tradizionali per via delle caratteristiche diverse. I parzialmente dealcolati invece su alcuni mercati e specifici segmenti della domanda, più orientati verso vini “leggeri”, e con buon residuo zuccherino, potrebbero conquistarsi un certo livello di successo».
Al vignaiolo Marco Pisoni abbiamo chiesto: con quali spirito andate al Vinitaliy? «Contiamo di trovare persone interessanti e interessate ai nostri prodotti. E’ un appuntamento nel quale ci si rivede con i vecchi clienti particolarmente d’oltre oceano, meno teschi salvo un po’ di bavaresi, per fare il punto sull’andamento dei mercati. Poi ci si confronta con molti colleghi. Si portano sempre a casa cose nuove».
E la crisi la sentite? «Non molto, noi vignaioli non la abbiamo sentita la crisi, poi essendo tutti nostri vini biologici, questo viene molto più riconosciuto che in passato. Inoltre il fatto di essere vignaioli oltre che essere biologici, persone che ci mettono la faccia è un fatto molto apprezzato». E i margini? «Si assottigliano perché i costi delle materie prime negli ultimi anni si sono impennati». In prospettiva? «Si vendono meglio i vini più costosi come il Reboro. Fra pochi anni avremo il decennale sui mercati di questo nostro vino, e la richiesta è in costante aumento grazie alla qualità e alla forte promozione che stiamo facendo siamo molto contenti. I soliti classici dal Pinot grigio allo Chardonnay, hanno un mercato stagnante. Poi al Reboro viene abbinato anche il Rebo, è un vino di grande morbidezza ed eleganza oltre che di buona struttura tutte caratteristiche apprezzate dai consumatori.
Concludiamo con Giacomo Malfer contitolare assieme al padre del Revì Trentodoc: «Andiamo a Verona con spirito di continuità e di ulteriore valorizzazione del nostro Trentodoc perché è un prodotto che ha ancora tanta strada da fare».