IL CASO

Covid, stop al nuovo modello delle U-Mask. Il Ministero: “Potenziali rischi per la salute”

Il primo blocco era arrivato dopo che il Nas di Trento (foto) aveva segnalato al Ministero che le U-Mask risultavano come dispositivi medici con certificazione di un laboratorio "privo di autorizzazione", sul quale aveva aperto un inchiesta la Procura di Bolzano. Il sospetto degli inquirenti è che il vecchio prodotto, già ritirato dal mercato, venisse "riconfezionato" con il packaging della nuova versione



MILANO. Altro stop per le U-Mask, le mascherine diventate un 'cult' perché indossate da molti vip. Il Ministero della Salute ha deciso di togliere dal commercio anche la nuova versione "Model 2.1", in vendita da alcune settimane, dopo il blocco imposto a febbraio al "Model 2". E anche in questo caso per "potenziali rilevanti rischi per la salute umana derivanti dall'assenza di un regolare processo valutativo in termini di sicurezza ed efficacia" e per la "assenza di garanzia sull'effettiva adeguatezza come strumento di prevenzione dei contagi" da Covid.

L'azienda produttrice, secondo la quale la U-Mask Model 2.1 "è pienamente in regola" e "non nuoce in alcun modo alla salute", ha già annunciato che presenterà ricorso al Tar contro la decisione del Ministero della Salute. Un provvedimento, quello preso dalla Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, in linea con le indagini dei carabinieri del Nas di Trento e della Procura di Milano, che qualche giorno fa in un magazzino alla periferia del capoluogo lombardo hanno sequestrato più di 3 tonnellate di merce, tra cui 50.000 confezioni di U-Mask model 2 e 2.1 e 100mila ricambi, per un valore di 5 milioni di euro.

Il sospetto degli inquirenti è che il vecchio prodotto, già ritirato dal mercato, venisse "riconfezionato" con il packaging della nuova versione. Tra l'altro, stando alle verifiche, è stato accertato che "nonostante fosse stato sostituito uno dei tessuti interni del filtro intercambiabile" la nuova mascherina "non aveva effettivamente superato il test di pulizia microbica" per il quale "l'azienda aveva fatto riferimento ad un certificato rilasciato dall'Università di Bologna sul precedente modello". Dubbi sulle carte presentate dalla 'U-Earth Biotech Ltd', che produce le mascherine appoggiandosi a aziende del nord, emergono dalla decisione del Ministero sul "divieto di immissione in commercio" con "ritiro dal mercato" del modello 2.1. Le prove, si legge, "relative a efficienza di filtrazione batterica, respirabilità e resistenza agli schizzi sono riferite ad un prodotto identificato come UMask R1 e non al dispositivo U-Mask Model 2.1" e "i test relativi alla biocompatibilità e alla pulizia microbica, presentati dal fabbricante, si riferiscono al prodotto U-Mask Model 2, già oggetto di provvedimento" il 19 febbraio. E "i risultati dei test" allegati "non forniscono evidenza scientifica sulla capacità di mantenere inalterate le prestazioni del filtro fino a 200 ore".

Il primo blocco era arrivato dopo che il Nas aveva segnalato al Ministero che le U-Mask risultavano come dispositivi medici con certificazione di un laboratorio "privo di autorizzazione", sottoscritta da una persona senza laurea.

La Procura di Bolzano ha aperto un'inchiesta per assenza di autorizzazioni e esercizio abusivo della professione in relazione al laboratorio sequestrato. A Milano era già aperto da fine gennaio un fascicolo, seguito dagli aggiunti Tiziana Siciliano ed Eugenio Fusco e dal pm Maura Ripamonti, nella quale è indagato l'amministratore della filiale italiana. I pm milanesi, che indagano per frode nell'esercizio del commercio, hanno affidato una consulenza per analizzare le U-Mask ma anche i dpi dell'azienda concorrente dal cui esposto è partita l'inchiesta. Anche l'Antitrust a febbraio ha avviato un procedimento. Delle U-Mask, poi, si sta occupando da mesi il tg satirico 'Striscia la notizia'. E se l'azienda potrà fare ricorso al Ministero o al Tar, il prodotto, intanto, è stato cancellato dalla Banca dati dei dispositivi medici.













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