IL CASO

Coronavirus, l'accusa di Ioppi: "Molte morti erano evitabili"

Il presidente dell'ordine dei medici trentini: "Purtroppo abbiamo commesso gli stessi errori della Lombardia". La proposta è di avviare una campagna di analisi a tappeto: "Il piano di emergenza provinciale va rivisto radicalmente, altrimenti rischiamo una fase due caratterizzata da nuovi focolai"



TRENTO. «Molti morti si potevano evitare con una gestione più oculata dell'emergenza; dai primi giorni di marzo siamo a conoscenza della gravità della situazione per le chiamate disperate dei colleghi dalla Lombardia, purtroppo abbiamo commesso gli stessi errori». Il presidente dell'Ordine dei medici del Trentino, Marco Ioppi, non usa mezzi termini per criticare le misure messe in campo contro il coronavirus dalla Giunta provinciale di Trento e dai vertici dell'Azienda per i servizi sanitari.

Medico ospedaliero in pensione, specializzato in ostetricia e ginecologia, Ioppi chiede da tempo un cambio di passo a livello provinciale, abbandonando il modello attuale per adottare quello attuato con maggiore successo in Veneto. «Il presidente dell'Ordine dei medici di Varese Roberto Stella, poi morto a causa del coronavirus, ci ha chiamato per dirci di evitare le tremende procedure adottate sul loro territorio, di servirci dei dieci giorni di tempo che ci separavano dall'inizio del contagio per studiare subito misure di contenimento basate sull'utilizzo dei tamponi», racconta all'Ansa Ioppi, dicendosi amareggiato i tanti appelli alla Giunta provinciale di Trento rimasti, a suo avviso, inascoltati.

Per ridurre al minimo i rischi di un nuovo aumento dei contagi, Ioppi propone di avviare una campagna di analisi a tappeto, mediante l'utilizzo dei tamponi sulle persone senza sintomi evidenti della malattia. «È assurdo pensare che facciamo i tamponi ai malati certi - dice lo specialista - e non li facciamo alle categorie più a rischio, ai famigliari e alle persone con cui i contagiati sono entrati in contatto. Il piano di emergenza provinciale va rivisto radicalmente, altrimenti rischiamo una fase due caratterizzata da nuovi focolai». L'appello di Ioppi è condiviso anche da Claudio Eccher, che ha chiesto analisi epidemiologiche anche sui soggetti sani, per cercare la presenza di anticorpi.













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