Coronavirus, i nostri fine settimana tra social, giochi da tavolo e maratone da imbianchini
Il necessario cambiamento delle abitudini, i problemi di convivenza e un nuovo stare assieme (foto di Daniele Mosna / agenzia Panato)
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TRENTO. Un altro fine settimana chiusi in casa, mentre la primavera sboccia lungo le strade, nei parchi e nei giardini. Un altro fine settimana in famiglia, cercando di gestire al meglio la convivenza fra le persone (ok 1 metro di distanza fuori, ma dentro basta?), sforzandosi di non litigare per il telecomando e magari riscoprendo (o subendo) uno stare assieme che avevamo dimenticato, o mai sperimentato.
Oggi niente lezioni online, ma i social tengono banco e la tv troneggia sempre più incombente, con il suo bisbiglio inesausto nel soggiorno. Fortunati quelli che hanno un computer ciascuno: altrimenti come potrebbero lavorare i genitori, studiare e "andare a scuola" i figli contemporaneamente e quasi senza vedersi?
La domenica si può riposare, ma è vero riposo? Anche lo svago - quando si è reclusi fra quattro mura - è in prevalenza telematico, spesso telecoatto, talora teledrammatico. E non ci sono più neppure i Gran premi di Formula 1, che garantivano solenni ronfate sul divano, almeno fino alla “festa del podio”.
La noia da video - che sia schermo di tv o smartphone, monitor di desktop o laptop - è mutante come un virus: si trasforma subdola in paranoia. Bisogna tenere i nervi saldi. L'adrenalina si sfoga dal balcone, con sventagliate del tricolore da provetti sbandieratori, e con catartiche cantate. O con accese partite di Risiko genitori contro figli (da quanto tempo non la tiravamo fuori, quella scatola).
Ma nuove insidie sono all'orizzonte (oggi ristretto a uno scorcio urbano tra condomìni): meglio non badare al vicino che dal palazzo di fronte ti saluta sulla sdraio della sua terrazza da penthouse, mentre i figlioli giocano a squash o collaudano la piscina gonfiabile.
Meglio tornarsene dentro, sì, ché ci sono le pulizie da fare, la merenda da preparare ai marmocchi (com’era bello andarsi a mangiare un gelato la domenica pomeriggio), le fauci delle lavatrici mai sazie da riempire.
Ma non può finire così... Pazienza che la bici è chiusa in garage, e gli scarponi almeno fino all’anno prossimo non si toccano. Però un trentino doc la domenica con le mani in mano non ci sta. Non resiste. Troppa fatica non poter fare almeno un po’ di… fatica. Niente scarpinata in Maranza? E allora vai col pennello, ché erano mesi che bisognava dare una ripassata alle pareti delle camere da letto. Sposta i mobili, tira fuori la scala e poi via: una spennellata memorabile (chiedete nelle ferramenta quanti barattoli hanno venduto in queste settimane, anche a domicilio), per ore e ore, come se non ci fosse un domani. Il computer? Ne riparliamo lunedì, quando si torna tutti al lavoro. Da casa, naturalmente.