Cooperative: fuori lo sciopero, dentro l’applauso per il Simoni bis
I lavoratori delle Famiglie Cooperative hanno protestato ininterrottamente per la disdetta dell'integrativo mentre era in corso l'assemblea
TRENTO. Era un po' strano ieri vedere quella folla variopinta di lavoratori contestare i vertici della Cooperazione occupando la strada. Strano, perché sembrava una scena tratta da vecchie contestazioni a industrie, a padroni delle ferriere, non certo la discesa in piazza di numerosi lavoratori di Famiglie cooperative (le "famiglie"!) in sciopero per la disdetta dell'integrativo. Un segno dei tempi, tempi così diversi da quando la cooperazione nacque, che sembrava di trovarsi in un altro lontanissimo pianeta.
La contestazione è continuata, imperterrita mentre dentro la sala della cooperazione proseguiva, imperterrita, l'assemblea della Federazione Trentina delle Cooperative. Un'assemblea dove le parole del presidente Roberto Simoni si susseguivano l'una all'altra accatastando complimenti ed auto-incensazione per la capacità del movimento cooperativo di superare questi anni così tremendi, così difficili. E intanto fuori i lavoratori continuavano con quei fischietti assordanti.
Roberto Simoni ha ricordato che gli ultimi tre anni sono stati semplicemente «tra i più complessi della nostra storia recente». Ha citato pandemia, aggressione all'Ucraina, bolletta energetica, inflazione ed ha concluso che di fronte a tutto questo la Cooperazione «ha confermato la propria capacità di resilienza», ha lavorato per recuperare «un ruolo primario nella comunità trentina» e ha «rafforzato le relazioni negli organismi nazionali». E, ancora, ha ricordato che la Federazione «ha garantito sempre vicinanza, assistenza, consulenza alle nostre cooperative». Poi Simoni ha insistito sul fatto che è necessario mantenere la rete capillare sul territorio. E qui, è chiaro, il pensiero di tanti fra il pubblico è andato agli sportelli delle casse rurali che vengono chiusi ad uno ad uno e, di nuovo, ai lavoratori che di fuori, in via Segantini, continuavano a protestare con i fischietti. «Il sistema cooperativo trentino si configura come un modello di successo di decentramento, in grado di contrastare lo spopolamento della montagna e offrire a tutti gli abitanti le stesse opportunità e gli stessi servizi» ha specificato Simoni.
Ma poi, finalmente, è arrivato al dunque: «Tutto questo ha un costo. Costa mantenere le filiali periferiche delle Casse Rurali, in qualche cosa poco frequentate, costa rifornire e tenere aperti i piccoli punti vendita delle Famiglie Cooperative, scomodi ed antieconomici, seppure indispensabili». E certo, si sa bene che queste "imprese" hanno un costo, un costo rilevante.Poi Simoni ha buttato lì una proposta (non senza lanciare qualche critica anche ad alcuni soci, a quelli che parlano e non fanno). Ecco: «Tutti gli attori di questo sistema sono ben consci dell'importanza di questi presidi, e fanno di tutto per garantire la continuità del servizio, anche con il supporto della Provincia autonoma. I soci e i clienti dovrebbero frequentarli di più e sostenerli, questo sì. In taluni casi però, quando la sostenibilità economica non è più garantita, occorre individuare nuovi percorsi, anche utilizzando la creatività, magari con soluzioni ibride fisiche e digitali. Penso, ad esempio, anche a una collaborazione tra Famiglie Cooperative e Casse Rurali, per condividere spazi nei centri più piccoli in modo da garantire sempre il servizio. È necessario sperimentare forme innovative per trasformare i presidi territoriali più periferici in centri di servizi».
Quindi la proposta è un'alleanza fra Sait e Casse Rurali, cioè i soggetti che più degli altri ormai sono "in fuga" dallo spirito originario, per dar vita a "sportelli condivisi con servizi essenziali" in località decentrate. Per supportare l'idea Simoni ha pure utilizzato una frase di papa Francesco come monito: «La cooperazione è un miracolo, una strategia di squadra che apre un varco nel muro della folla indifferente che esclude chi è più debole», tentando in qualche modo di attualizzare don Guetti e rimarcare la "mission-e" della Cooperazione.E infine ha battuto fortemente il tasto sulla promozione di Comunità energetiche rinnovabili e cooperative di comunità, che vede come fronte attuale e futuro di Cooperazione e di sostenibilità. «Sono già nate le prime comunità energetiche in Val di Fiemme e a Lavarone e altre si stanno preparando: una trentina i progetti seguiti dalla Federazione».La chiusura con la conferma (scontata) di Simoni e l'elezione degli altri 21 componenti del consiglio di amministrazione. Tutto a posto.