la piaga

Chiesa e abusi: da febbraio due segnalazioni in Trentino, ma i fatti risalgono a più di 60 anni fa

Dal 2019 i casi segnalati alla Diocesi sono stati 7, alcuni dei quali riguardano persone appartenenti ad alcuni ordini religiosi. Deodato del Servizio nazionale tutela minori di Milano: "Mai trovato un abusatore che ha chiesto scusa" (foto tema Ansa)

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TRENTO. Sono due le segnalazioni di presunti abusi da parte di chierici pervenute dal febbraio 2022 ad oggi in Trentino. Il dato, riportato dall'arcidiocesi di Trento, è stato comunicato nel corso del convegno "La Chiesa e gli abusi: le azioni della Diocesi di Trento".

Le segnalazioni sono arrivate al Centro di Ascolto del Servizio tutela minori della Diocesi trentina, l'altra direttamente all'Ordinario diocesano. La prima si riferisce ad un sacerdote oggi defunto per fatti che sarebbero avvenuti in un'altra diocesi, non a Trento, circa 60 anni fa. La seconda riguarda un sacerdote della diocesi per fatti, anche in questo caso, risalenti a più di 60 anni fa. "Egli peraltro - viene riportato - lasciò volontariamente il sacerdozio molti anni fa, trasferendosi poi all'estero".

Entrambe le segnalazioni sono state prese in carico e sono state valutate le modalità più adeguate per alleviare la sofferenza delle persone coinvolte, è stato precisato. "Dal 2019, quando è stato istituito il Servizio di tutela dei minori, ad oggi sono sette i casi segnalati alla Diocesi di Trento, alcuni dei quali riguardano persone appartenenti ad alcuni ordini religiosi", ha spiegato don Alessandro Aste, attivo nel servizio diocesano.

Di questi sette fanno parte anche i due già citati. "L'imperativo che dobbiamo avere è prendere coscienza di questo dramma che davvero è devastante", ha affermato monsignor Lauro Tisi alla fine dell'incontro. "Il rischio per la Chiesa è di continuare a rimuovere questo dolore con mille altre motivazioni. Dobbiamo stare su questo dolore. La Chiesa ha il dovere di farsi carico di questo dolore che ha generato. A un sistema cattivo deve subentrare un sistema virtuoso. Grazie al nostro servizio diocesano, ricordo don Stefano Zeni e don Tiziano Telch e tutti quelli che lavorano all'interno del Tavolo: questa è una risposta di sistema".

"Non sono mai riuscita a trovare un abusatore che abbia chiesto scusa a chi ha abusato. Il perdono è un percorso complesso, perché bisogna capire chi deve chiedere perdono per prima. Chi abusa ha una percezione della realtà oggettiva e della realtà dell'altro molto faticosa. È frutto di un processo molto lungo, che arrivi ad avere non tanto una consapevolezza razionale ma una consapevolezza emotiva profonda di coscienza non solo di ciò che ha compiuto ma anche del dolore che ha provocato". Lo ha detto Anna Deodato, del Servizio nazionale tutela minori di Milano, al convegno "La Chiesa e gli abusi: le azioni della Diocesi di Trento". "Circa un mese fa - ha aggiunto - una persona che è stata abusata da bambina ha ricevuto uno scritto dopo più di 30 anni da parte di chi l'ha abusata. Questa persona le ha scritto 'Le chiedo perdono per il male che lei pensa che io abbia fatto'. Questo ha riaperto un dolore infinito nella persona che è stata abusata". "È fondamentale un sistema di alleanze in cui ci si sollecita a vicenda ad avere uno stile non abusante", ha affermato Loredana Lazzeri, pedagogista attiva a Trento intervenuta nel corso della conferenza moderata da don Stefano Zeni, referente del Servizio tutela minori. Secondo Anna Deodato è importante anche la figura di un supervisore che controlli come ci si approccia ai minori in ambito diocesano. "Per creare la situazione di abuso e favorirla ci vuole un villaggio. Ma se il villaggio è attento, si crea invece una dinamica di prevenzione", ha affermato Deodato citando poi il proverbio africano "Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio".













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