Cgil, Cisl e Uil contro la manovra anticrisi trentina: «Per lavoratori e famiglie servono altri 25 milioni”
Il presidio sindacale in piazza Dante e poi il confronto con i consiglieri di minoranza per chiedere le modifiche. Assenti i rappresentanti della maggioranza
TRENTO. Presidio di Cgil Cisl Uil sotto il portico del palazzo della Regione in piazza Dante, per sollecitare la Giunta ed il Consiglio provinciale, a cambiare la manovra anticrisi aumentando gli stanziamenti per i lavoratori e le famiglie.
Alle 9.30, come anticipato e promesso, i tre segretari generali Andrea Grosselli, Cgil; Walter Alotti, Uil e Michele Bezzi per la Cisl, sono stati ricevuti dai capigruppo delle minoranze, nel salone di rappresentanza, dopo aver controllato la temperatura, igienizzato le mani ed aver apposto firma e titolo che validasse la presenza.
“Le risorse che la Giunta provinciale stanzia nella manovra anticrisi per le famiglie e i lavoratori colpiti dalla crisi sono insufficienti. Servono almeno altri 25 milioni di euro per consentire di rialzarsi a chi in questo anno di pandemia è stato messo in ginocchio, perché rimasto senza un’occupazione, perché da mesi in cassa integrazione”.
Lo hanno ribadito con forza Cgil Cisl Uil impegnati in un presidio in Piazza Dante per sollecitare il Consiglio a modificare il disegno di legge nella direzione di una maggiore equità. Richiesta che i tre segretari provinciali hanno portato anche all’attenzione dei gruppi consiliari di minoranza che hanno partecipato al confronto reso possibile dal presidente Kaswalder. Assenti gli esponenti di maggioranza del consiglio provinciale.
Walter Alotti, segretario generale Uil: “Siamo a chiedere le modifiche alla manovra Covid della Provincia di Trento, manovra che risulta essere iniqua, in ritardo, sbagliata sia per metodo che per merito. Iniqua, perché rivolta in modo quasi totale verso le categorie produttive: imprenditori, aziende etc, mentre per quanto riguarda lavoratrici, lavoratori, pensionati e famiglie, è ridotta a poca cosa. Fra l’altro prevedendo dei provvedimenti assolutamente insufficienti ed in ritardo rispetto a quelle che erano le esigenze del tempo passato”.
Quanti fondi sono stati stanziati e perché li ritenete insufficienti?
“Non sono stati stanzianti molti fondi, solo 12 milioni, soprattutto per il provvedimento dell’integrazione della Cassa integrazione, che era un provvedimento ordinario, già previsto dalla normale amministrazione della Provincia e delle altre assegnazioni di fondi, per quanto riguarda la famiglia o altri provvedimenti minimi.
Non è stato stanziato un euro per quanto riguarda la casa, che per noi, anche in considerazione dello sblocco degli sfratti esecutivi di giugno, diventa prioritario, crea problemi per centinaia di famiglie in Trentino, soprattutto nel Basso Trentino, Rovereto e la zona di Riva del Garda ed oltretutto abbiamo visto assegnare molti fondi per l’acquisto di azioni per quanto riguarda l’Itas, e per l‘aeroporto Catullo di Verona. A prescindere dal fatto che si tratta di un’operazione assolutamente legittima, ribadiamo che il momento non è quello più adatto, soprattutto in questa manovra, perché in futuro se ne avrà una di assestamento di bilancio, che avrebbe potuto contenere questo tipo di azione”.
Andrea Grosselli, segretario generale Cgil: “La questione prima di tutto è quella finanziaria, con gli stanziamenti predisposti per lavoratrici, lavoratori e famiglie, che sono meno della metà di quelli stanziati dalla Provincia di Bolzano, considerando che sono manovre che hanno la stessa consistenza, 500 milioni per Bolzano e 500 milioni per Trento.
Se i problemi sono gli stessi ed anche i numeri degli addetti son identici – fra i 18 ed i 20 mila sono gli addetti stagionali che non hanno lavorato e che hanno bisogno dei sostegni e le cifre combaciano con quelle di Bolzano, come quasi identici sono i numeri che riguardano i lavoratori del turismo, dello spettacolo - non si comprende perché a Trento lavoratrici e lavoratori abbiano a disposizione meno fondi.
Inoltre per noi è fondamentale per la ripartenza la coesione sociale. Tra questi ci sono tanti lavoratori autonomi ma ci sono migliaia di dipendenti e bisogna riservare loro la stessa attenzione.
E quando ci sarà la ripartenza, le stesse aziende faranno fatica a trovare queste lavoratrici e lavoratori, perché molti hanno trovato lavoro altrove. Noi chiediamo una redistribuzione interna e che siano rimpinguati gli stanziamenti per lavoratori e famiglie, i sostegni a chi non ha lavorato, alle famiglie, con i congedi parentali e l’assegno unico, i servizi che siano quasi ad accesso gratuito.
Quindi le politiche per lo sviluppo, non dimentichiamoci che c’è un aggiustamento di bilancio, tenendo presente che bisogna sostenere le imprese nell’aggiustamento in innovazione, crescita dimensionale e capacità di trasformarsi”.
Michele Bezzi, segretario generale Cisl: “Continuiamo a ripetere le stese cose, vengono stanziate somme ingenti sia da parte della Provincia che dello Stato ma indirizzate quasi esclusivamente verso le imprese; va benissimo ma bisogna pensare anche ai lavoratori.
E soprattutto quanto stanziato poi spesso non viene utilizzato, basti pensare all’assegno unico, riteniamo che debba esserci uno sforzo maggiore, pensiamo ad esempio agli stagionali, al contratto del pubblico, della scuola, quello che serve alla nostra amministrazione per rendersi più attrezzata alla ripresa che ci sarà.
Ci sono categorie che hanno retto meglio e quelle che non lo hanno fatto. Il turismo è il più colpito ed i suoi lavoratori i più precari. Poi abbiamo tutto il mondo dello spettacolo, se ne parla meno perché sono meno gli addetti. Da questa situazione bisogna pensare all’uscita ed alla ripresa, pensare ad esempio alla trasformazione digitale che cambierà tutto.
Abbiamo bisogno di investire nella formazione delle imprese sì ma soprattutto dei lavoratori ed abbiamo bisogno di un disegno per capire come prepararsi ai cambiamenti che ci saranno. Pensiamo solo alla digitalizzazione dell’Amministrazione pubblica, bisogna investire sulla formazione del personale che poi se ne occuperà. Non vuol dire che verranno persi posti di lavoro ma questi dovranno trasformarsi da operaio a manutentore. Chi perde la propria mansione dovrà essere integrato reinventandosi con mansioni al passo con i tempi, partendo dalla parti più deboli del mercato del lavoro”.