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Centro Santa Chiara: «Disfunzionalità organizzative e irregolarità nella gestione»

Nella delibera della giunta provinciale i motivi che hanno portato al commissariamento dell’ente gravato dai conti in rosso

L'ATTACCO DEL PD «Spese milionarie e forzature amministrative»
LA DECISIONE Ente commissariato



TRENTO. Il commissariamento del Centro servizi culturali Santa Chiara è stato deciso dalla giunta provinciale perché sono emerse «evidenze di disfunzionalità organizzative» ma anche «irregolarità nella gestione economico-finanziaria delle attività».

La delibera di Giunta approvata giovedì scorso rileva infatti «irregolarità verificate nel corso della gestione e che compromettono allo stato attuale la regolare funzionalità dell'ente anche sotto il profilo dell'ordinaria amministrazione». Queste irregolarità sono alla base della rimozione del Cda che, per quanto già scaduto, avrebbe dovuto restare in carica per l'ordinaria amministrazione fino alla nomina del nuovo, che è stata rinviata.

E sono proprio queste non meglio specificate «irregolarità» ad aver spinto la vicepresidente della Provincia e assessora alla cultura, Francesca Gerosa, a presentare in Giunta la delibera con cui ha proposto il commissariamento citando il comma 4 dell'articolo 7 del Regolamento del Centro Santa Chiara che per l'appunto prevede che: «Il consiglio di amministrazione può essere sciolto anticipatamente con delibera motivata della Giunta provinciale in caso di gravi e reiterate violazioni di legge o di regolamento o di grave e reiterate irregolarità di gestione. Con la stessa delibera la Giunta nomina un commissario, il quale provvede all'ordinaria amministrazione del centro ed entro 6 mesi successivi promuove la ricostituzione del consiglio di amministrazione».

Il «buco» è lievitato

Nella stessa delibera si ricorda che in data 31 ottobre il consiglio d'amministrazione del Centro ha approvato il bilancio preconsuntivo al 30 settembre 2024, con proiezione al 31 dicembre 2024, che chiudono con una perdita rispettivamente di 2.459.308 euro e di 2.559.299 euro. Insomma, per fine anno il Centro Santa Chiara conta di accumulare un «rosso» di oltre 2 milioni e mezzo, legato essenzialmente al flop della stagione dei concerti organizzati questa estate alla Music Arena sull'area San Vincenzo, come richiesto dalla stessa giunta provinciale. Questa estate era stato calcolato un buco di 2 milioni.

La voragine segnalata il primo agosto

Nel ricostruire quando e come la giunta provinciale è venuta a conoscenza del problema si indica nel primo agosto la prima comunicazione ufficiale: «La vicepresidente del Centro (la leghista Sandra Matuella, Ndr.) comunica che nel consiglio di amministrazione di data 30 luglio si era preso atto di una situazione di squilibrio nel bilancio semestrale del centro dovuta alla gestione della Trentino Music Arena e ciò aveva determinato la mancata approvazione del bilancio semestrale».Il giorno successivo il presidente del collegio dei revisori dei conti, Alessandro Giarolli, evidenzia a sua volta alla Provincia «una situazione di squilibrio economico-finanziario del Centro con una perdita prospettata a fine 2024 che superava il fondo di dotazione dell'Ente e che lo squilibrio derivava anche dalla gestione delle Feste Vigiliane, e che in considerazione degli importi elevati era stato richiesto un supplemento di istruttoria e di motivazione». Il collegio dei revisori dei conti, però, già il 12 giugno aveva allertato il consiglio di amministrazione segnalando il problema. Il 7 agosto Giarolli conferma alla Provincia «lo squilibrio economico finanziario del Centro e comunica irregolarità riscontrate nella gestione e nel rispetto del Regolamento».

Visto quanto segnalato il direttore generale della Provincia, Raffaele De Col, chiede al Centro una relazione dettagliata della situazione. Si arriva al 7 ottobre quando il Centro S. Chiara approva il rendiconto della gestione della Trentino Music Arena 2024 che evidenzia il «buco» per 2 milioni. E di conseguenza il 18 ottobre la vicepresidente Matuella comunica la volontà del Cda di sospendere «le attività già programmate per i mesi di novembre e dicembre 2024» perché mancano i soldi.

Il commissariamento

È a quel punto che, dopo una serie di ulteriori confronti, la Provincia decide di procedere con il commissariamento: «Considerato che si ritiene di preminente interesse salvaguardare lo svolgimento delle attività già programmate dal Centro, così come ristabilirne il regolare funzionamento anche attraverso una compiuta analisi organizzativa e contabile, a supporto di un eventuale intervento riorganizzativo che possa garantire la piena e regolare funzionalità del medesimo e preservarne la funzione di ente di programmazione e coordinamento delle attività di spettacolo sul territorio provinciale».

Il presidente Maurizio Fugatti e la vice Gerosa nel comunicato ufficiale sul commissariamento non avevano mancato di ringraziare il Cda uscente, che del resto ha eseguito i desiderata della Giunta, esprimendo «la volontà di garantire le migliori condizioni possibili per dare continuità a un programma ambizioso e non facile, come lo sono tutte le proposte culturali, ma capace di dare soddisfazioni». Un Cda che però si è dimostrato non all'altezza "costringendo" la Giunta - alla fine - a commissariarlo, viste le «irregolarità» denunciate già in agosto dal presidente del collegio dei revisori e i tre mesi di approfondimenti, che non hanno cambiato la realtà.













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