Caso Pedri, 5 ginecologhe del S.Chiara pronte a un’azione legale: “Incompatibilità ambientale del primario”
Le dottoresse si sono rivolte a due avvocati e hanno scritto all’Azienda sanitaria, all’Ordine dei medici e all’assessora Segnana: “Noi sofferenti e prostrate in reparto”
TRENTO. Cinque ginecologhe del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale S.Chiara di Trento, dove lavorava Sara Pedri - la giovane ginecologa scomparsa all'inizio di marzo - hanno scritto all'Azienda sanitaria trentina, all'Ordine dei medici e all'assessora provinciale alla salute Stefania Segnana sottolineando "l'incompatibilità ambientale" del primario del reparto (Saverio Tateo, ndr), che risulta essere tornato in servizio dopo essersi messo in ferie con l'avvio del lavoro di una commissione d'indagine interna dell'Azienda sanitaria.
Ne dà notizia il Corriere del Trentino precisando che le cinque ginecologhe, attualmente in servizio nel reparto, si sono rivolte agli avvocati Andrea de Bertolini e Andrea Manca per avviare un'azione legale. "L'intenzione delle nostre assistite non era certo quella di screditare l'Azienda sanitaria, il loro datore di lavoro, verso il qualche hanno sempre avuto rispetto garantendo massimo impegno e dedizione - affermano i legali - ma di spiegare la condizione di sofferenza e prostrazione che vivevano, che non era solo di chi se n'era andato (almeno 11 gli operatori che hanno abbandonato nel solo 2019), di chi non c'era più in quel reparto. Ma anche di chi ci resta".
Intanto per oggi (6 luglio) è previsto l'arrivo a Trento degli ispettori del ministero del lavoro per accertare la situazione lavorativa nel reparto ospedaliero dove prestava servizio Pedri.