«Pronti a recuperare l’asilo nido ma per gestirlo serve il privato»
Il sindaco Betta apre alla possibilità di una ristrutturazione del vecchio edificio di via Nas nel giro di un paio di anni: «Per farne un punto di riferimento per le famiglie anche nei fine settimana»
ARCO. Nelle progettualità che emergono dal bilancio comunale di Arco (da ieri sera in aula per l’approvazione) c’è anche la partita che riguarda l’asilo di via Nas. Il recupero della struttura potrebbe essere legato all’avvio per il prossimo anno di un progetto pilota interconnesso con la realizzazione di un asilo che abbia caratteristiche di orari flessibili. Un punto di riferimento per le famiglie anche nei fine settimana e durante i periodi di festa.
Prima di arrivare a prendere in mano lo stabile, al momento in stato di abbandono in via Donatori di Sangue, l’amministrazione vuole effettuare un test della sostenibilità del progetto che, se andrà in porto, potrebbe portare alla ristrutturazione dell’asilo per mano pubblica da essere successivamente affidato a uno o più privati. Privati che si sarebbero già fatti avanti e con i quali si avvierà, nell’attesa della definizione del progetto di ristrutturazione, un percorso già a partire dal prossimo anno di un asilo a orari flessibili che potrebbe trovare temporaneo spazio in uno dei vari immobili comunali liberatosi di recente, come la Casa Rossa o Villa Althamer entrambi a Prabi.
«Prendere in mano l’ex asilo - spiega il primo cittadino Alessandro Betta - significa fare una scommessa sul futuro per lavori che impiegheranno dai tre o quattro anni per realizzarsi. I dati che abbiamo ci mostrano che se è vero che attualmente ci sia una richiesta di ulteriori posti, il trend delle nascite è in calo. Ne abbiamo parlato e ragionato molto e siamo giunti alla conclusione che un asilo in stile classico non sarebbe sostenibile proprio per una questione di costi di gestione. Serve quindi un servizio diverso e che sappia sostenersi una volta messa a disposizione la struttura».
Da parte del sindaco l’amministrazione è disposta ad investire nel recupero dello stabile dell’asilo anche sapendo che quella spesa difficilmente si potrebbe recuperare. «Da parte nostra ci sono le intenzioni di recuperare quegli spazi - ci tiene a sottolineare Betta - perché lo consideriamo un investimento in termini di welfare, ma non possiamo sobbarcarci le spese di una simile gestione».
In definitiva, se tutto andrà secondo i piani si arriverà a una sorta di sinergia tra pubblico e privato, con il primo che andrà a realizzare e consolidare il recupero dell’ex asilo e i secondi a creare un asilo 2.0 nell’ottica di un servizio più attinente ai tempi moderni. «È una questione in cui crediamo - conclude Betta - e che cercheremo di portare a termine con lungimiranza e dando risposte alle esigenze di oggi».
Lo stato di abbandono dell’ex asilo potrebbe essere, dunque, solo una questione di tempo, di qualche altro anno di attesa.
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