Ospedale, c’è il progetto per la neurochirurgia
Sanità. L’annuncio dell’assessore Segnana: «Tavolo di lavoro già operativo, in due mesi decidiamo. A Trento resteranno gli interventi urgenti, ad Arco quelli programmati»
Arco. Se l’annuncio fatto ieri dall’assessore provinciale alla sanità Stefania Segnana dovesse concretizzarsi, per l’ospedale di Arco (e per la sanità dell’Alto Garda) si tratterebbe di una buona notizia. È già in fase avanzata, infatti, il progetto per istituire ad Arco un’unità operativa di neurochirurgia da affiancare a quella oggi esistente all’ospedale Santa Chiara di Trento.
A dimostrazione che la Provincia sta facendo sul serio, ieri è arrivata in giunta la delibera con cui è stato costituito un gruppo di lavoro con il compito di valutare costi e benefici per l’apertura della nuova unità operativa ad Arco.
«Al Santa Chiara -ha dichiarato ieri l’assessore Segnana- si trovano in difficoltà per gli spazi. Proprio per venire incontro alle loro necessità, abbiamo deciso di costituire un gruppo di lavoro che valuti la possibilità di istituire un'Unità Operativa multizonale ad Arco; il gruppo analizzerà cosa potrebbe costare, ma anche i vantaggi che una collaborazione di questo tipo fra l'ospedale di Arco e quello di Trento potrebbe portare. In uno, massimo due mesi si arriverà ad una decisione».
«A Trento abbiamo un’equipe di professionisti di alto livello - ha proseguito Segnana - che si è già distinta». L’assessore si riferisce soprattutto all’intervento dello scorso novembre, quando l'equipe del dottor Franco Chioffi (primario di neurochirugia) ha eseguito con successo il primo intervento con un paziente in condizioni di veglia, fra i primissimi in Italia.
Più nello specifico, l’assessore Segnana ha spiegato che a Trento resterebbe tutta l’attività di urgenza, che viene svolta anche in stretto contatto con il pronto soccorso, mentre Arco potrebbe concentrarsi sugli interventi programmati. La scelta di Arco (che non manca certo di spazi) sarebbe giustificata - ha detto ancora l’assessore Segnana - dalla particolare vocazione alla riabilitazione neurologica delle case di cura arcensi, l’Eremo in particolare: «Portare ad Arco la neurochirurgia potrebbe favorire la mobilità dei pazienti da altre regioni», ha concluso l’assessore.
Se il progetto arrivasse a compimento, significherebbe dare nuova linfa all’ospedale di Arco (per altro oggi sede del centro di eccellenza per la procreazione assistita), che quasi tre anni fa si è visto chiudere il punto nascite tra mille polemiche.