Linfano, Betta “sfratta” il broccolo
La polemica. Duro intervento del sindaco di Arco alla serata degli ambientalisti: «I miliardi all’epoca non furono spesi per coltivare l’ortaggio, non voglio trovarmi a dare risposte alla Corte dei Conti». E spinge sull’ipotesi della piscina: «Siamo rimasti il solo territorio a non averla»
Arco. «Quando si parla del Linfano occorre partire da un dato di fatto, ovvero che per acquisire quei terreni sono stati utilizzati i soldi dei cittadini di Arco. I miliardi all’epoca non furono spesi per il broccolo, e un amministratore responsabile deve avere cura del patrimonio della collettività». È quanto affermato giovedì sera dal sindaco di Arco, Alessandro Betta, durante “Sos broccolo di Torbole”, la serata organizzata dal Comitato Salvaguardia Olivaia, dal Coordinamento Sviluppo Sostenibile, dalla Mnemoteca, e dalle associazioni Rotte Inverse, Ledro Inselberg, Pinter e Amici della Terra, da Italia Nostra e da Wwf di Trento, che si è tenuta al Cantiere26 ad Arco. Un incontro dedicato allo sviluppo della coltura del broccolo e al futuro urbanistico del territorio altogardesano, voluto dalle associazioni ambientaliste per richiamare l’attenzione sul rischio che la sua coltivazione sparisca, se verrà edificata l’area posta tra il Sarca e il Brione, ora di proprietà Amsa ed oggetto, nel 2018, della variante al Prg di Arco.
Circa sei ettari di terreno sul quale sono state ipotizzate diverse progettualità urbanistiche, confermate dallo stesso primo cittadino, che ha parlato di “tematiche sovracomunali”, evidenziando come “il territorio altogardesano sia, peraltro, l’unico ancora senza una piscina”. «Ad oggi quell’area ha una destinazione urbanistica, ci sono idee, ma non esiste una progettazione definita – ha puntualizzato Betta – l’amministrazione ha ricostruito un valore, per il quale non vorrebbe trovarsi a dare delle risposte alla Corte dei Conti». «Se dovete dimostrare alla Corte dei Conti, e ai turisti, che qualcosa è stato fatto, dimostrate che per noi il broccolo vale molto di più anche di quelle piscine che speriamo di non vedere mai – ha replicato l’ex sindaco di Riva Paolo Matteotti, che ha presentato i risultati di una ricerca topografica fatta dagli studenti dell’Istituto Floriani sull’attuale area di coltivazione posta ad est del Brione, e descritto le potenzialità future di questa attività agricola – i terreni del Linfano sono l’ultimo appezzamento agricolo fascia lago dell’Alto Garda, e conservare quell’area, e la sua biodiversità, oggi avrebbe un valore inestimabile». «E’ solo con la coscienza della gente che il degrado può essere fermato – ha commentato Ettore Paris, direttore di Questotrentino e moderatore della serata – i terreni del Linfano, uno dei patrimoni più preziosi dell’Alto Garda, si stanno lentamente rovinando, in un processo che solo un’ottica miope può portare avanti. Non abbiamo un “Linfano B” da tirare fuori quando il “Linfano A” sarà distrutto – ha aggiunto – assistiamo, peraltro, costantemente alla stessa commedia degli ‘spostamenti a sud’, mentre nessuno spostamento è mai avvenuto». Il riferimento, la legge urbanistica 15/2015 che, tra le finalità, prevede di limitare il consumo di suolo, ma anche l’ipotesi di trasferimento a nord del compendio Lidl. «Si tratta di un’idea dell’amministrazione, che può non piacere – ha puntualizzato il primo cittadino Alessandro Betta – ma rimane un’idea, anche perché il tratto stradale in questione è stato teatro di numerosi incidenti».
«Persi i broccoli racconteremo che a Torbole abbiamo gli alberghi più belli? – ha aggiunto provocatoriamente Sergio Valentini, portavoce regionale di Slow Food - noi ci schieriamo con chi lavora la terra e tutela l'ambiente, e crediamo che nessuna amministrazione possa avere il coraggio di edificare quei terreni». «Ci battiamo per costruire qualcosa, non per distruggere – ha commentato in chiusura Gilberto Galvagni, in rappresentanza del Comitato Salvaguardia Olivaia di Arco – e perché i terreni che abbiamo ricevuto in prestito dai nostri avi, possano essere consegnati ai nostri figli».
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