La “Sacra Famiglia” sospende le visite: la rabbia dei parenti 

Lo spettro del Covid-19. La Rsa di via Nas ha chiuso le porte per motivi precauzionali fino al 20 Lo sfogo di Stefano Ischia: «Sono stufo, perché facendo così fanno male a noi figli e ai nostri cari»


Nicola Filippi


Arco. «da domani, 6 ottobre, le visite saranno interrotte fino al giorno 20 ottobre, in base all’evoluzione epidemiologica e all’andamento dei contagi». ecco le cinque righe della lettera della direzione della rsa “sacra famiglia” di arco che hanno fatto esplodere tutta la rabbia che stefano ischia aveva in corpo. «sono stufo di questa situazione, perché così fanno solo male a mia madre e a tutti gli altri ospiti», dice il cinquantenne di arco. ischia parla di atto arbitrario ma, soprattutto, poco umano e cristiano. «in queste condizioni mia madre morirà in solitudine e questo non posso sopportarlo», dice con tristezza nella redazione del Trentino, in via maffei, a riva. sua madre, classe 1937, è ospite della “sacra famiglia” da due anni. «da quando l’abbiamo portata in via nas, è rinata, l’hanno coccolata, accudita, il personale medico e gli oss sono bravissimi e gentilissimi, nonostante la sua grave malattia, ma adesso, con questa nuova chiusura, rischia di spegnersi prima del tempo».

Dopo il lockdown Ischia era costretto ad andare a visitare la propria madre una volta alla settimana, per 30 minuti, a 3 metri di distanza e con mascherina. L’ultima decisione della direzione sanitaria, «per motivi precauzionali», è stata una mazzata. Il diagramma dei contagi per Covid-19, come previsto dalle auutorità sanitarie provinciali, sta crescendo, di giorno in giorno. Ma per evitare drammi come la scorsa primavera, la struttura di Arco ha fermato le visite dei parenti. «Non è più sopportabile una situazione del genere - ammette Ischia - da giugno a ottobre, fra feste, movide e assembramenti, in Trentino abbiamo registrato un solo morto, forse, per Covid. Un novantenne di Riva. E gli altri 1.500 morti per varie malattie dove li mettiamo?» Ischia sfoga la propria rabbia e si chiede: «Che senso ha preservare un’ipotetica buona salute di un ospite di una casa di riposo, già alla fine della propria vita, togliendo loro anche la gioia e la dolcezza che la visione e l’abbraccio di un figlio, nipote possono dare? Molti di loro piangono, si sentono abbandonati e si lasciano morire e noi figli moriamo piano piano dentro. Senza poter fare nulla per cambiare le cose».

«La salute, le regole, la responsabilità prima di tutto, ma anche i sentimenti, il contatto e la vicinanza fisica fra una madre e un figlio hanno un’importanza fondamentale, ma così facendo portano alla disperazione i familiari e anche i nostri cari, che si sentono abbandonati».













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