Fra Betta e Tavernini è gelo Variante 15 appesa a un filo 

Il caso politico ad Arco. All’amministrazione restano solo tre settimane per l’approvazione Resta il nodo dei tre voti del Patt che mercoledì sera non si è presentato al consiglio in streaming


Gianluca Ricci


Arco. Poco più di tre settimane: è questo il tempo che resta all’amministrazione comunale di Arco per provare a riportare in consiglio la Variante 15 per la seconda e definitiva approvazione, visto che il 14 luglio scadranno i termini di legge. Un’impresa al momento densa di incognite, in considerazione del fatto che parecchi nodi restano da sciogliere. Ad iniziare dal più grosso, ovvero dall’assessora Tavernini, che ieri ha scritto una lettera al sindaco Betta in cui ha voluto precisare ulteriormente i motivi della sua azione e rispondere alle accuse rivolte nei suoi confronti, negando dunque di essersi resa irreperibile.

Dopo aver ribadito che il suo allontanamento dall’aula era stato provocato dalla presentazione da parte dell’assessore Stefano Miori della proposta di emendamento della variante relativa a via Sant’Andrea, «non concordato, che andava in contrasto con quanto votato in giunta», ha respinto le accuse di carattere patrimoniale e di danno nei confronti dell’amministrazione sollevate dal sindaco in una mail recapitatale subito dopo la seduta consiliare e ha fatto presente che «non vanno confusi i diritti e i doveri istituzionali con il ruolo politico che viene svolto da ogni singolo consigliere comunale e, più che altro, la libertà di opinione e di voto di ognuno di noi». Quindi ha dettagliato gli impegni istituzionali che l’hanno occupata il giorno precedente (un incontro al Climbing Stadium di Prabi con alcuni dirigenti comunali), specificando di non aver assolutamente mai ricevuto alcuna telefonata da parte del primo cittadino: «Non credo sia opportuno – ha specificato quindi rivolgendosi a Betta – che lei divulghi elenchi di telefonate o messaggi da lei a me inviati in quanto sono legati alla mia sfera privata».

Apparentemente nessuna resistenza, dunque. Difficile però che ci siano margini di recupero, visto che il sindaco, ricevuta la lettera, ha insistito a trovare ingiustificabile la sua azione: «Se si è trovata in imbarazzo per la proposta di emendamento – ha spiegato Betta – bastava che lo facesse presente durante la seduta. Era sufficiente che prendesse la parola, come è normale in consiglio, e manifestasse il suo malessere: invece, senza fornire alcuna giustificazione e senza rispondere alle mie richieste di chiarimento, si è limitata ad andarsene facendo di fatto colare a picco la variante. Non è stato un atteggiamento serio, indipendentemente dalle parole che ha scritto per provare a giustificarsi».

Gran parte dell’esito finale della vicenda dipende da come lei deciderà di comportarsi nel corso della prossima seduta consiliare, che si terrà con ogni probabilità il 30 giugno prossimo.

Il Patt, che al momento della prima approvazione si trovava in maggioranza, l’altra sera ha deciso di non presentarsi e non è escluso che l’operazione si ripeta anche la prossima volta. Da Stefano Bresciani e dal capogruppo Marco Zanoni nessuna comunicazione ufficiale: al momento dunque i tre voti autonomisti rimangono in sospeso ed è davvero difficile pensare che un eventuale voto favorevole di Mauro Ottobre possa bastare per approvare la variante.

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