Distretto agricolo del Garda «Dopo 10 anni è lettera morta»
Istituito nel 2008 grazie ad una legge di iniziativa popolare forte di 9mila firme, il distretto non è mai decollato: le (amare) riflessioni del Comitato promotore
ALTO GARDA. Sull’onda di 9mila firme, dieci anni fa veniva istituito il Distretto agricolo del Garda Trentino, una norma figlia di una proposta di legge un’iniziativa popolare. La legge è, di fatto, rimasta lettera morta e i promotori di quell’iniziativa oggi sottolineano con amarezza la storia di un insuccesso, chiedendo ai prossimi amministratori provinciale un po’ più di coraggio.
«L’obiettivo dell’iniziativa - si legge nel documento del Comitato - era di tutelare le aree agricole dalla disordinata espansione urbanistica verificatasi negli ultimi decenni nella Busa e promuovere la valorizzazione dei prodotti agricoli locali attraverso un marchio identitario esaltando la biodiversità ambientale e agricola del nostro territorio. Per raggiungere questo scopo, largamente condiviso dalla nostra gente, è stato previsto in legge il coinvolgimento negli organi gestionali del parco agricolo delle principali forze economiche e sociali della nostra comunità. Un’iniziativa che quindi partiva dal basso per creare efficaci sinergie tra agricoltura, commercio, turismo e forze sociali in grado di promuovere attraverso la vendita di“prodotti agricoli di qualità uno sviluppo eco-sostenibile dell’intero nostro territorio».
«Si tratta però di un anniversario amaro - prosegue il documento. - Quindi da non celebrare. Infatti questa legge provinciale dopo dieci anni risulta inattuata. La Comunità Alto Garda e Ledro, cui la legge citata affidava il compito di nominare gli organi gestionali del parco e dare quindi avvio effettivo all’iniziativa, è stata bloccata dal veto da parte di alcuni dei sindaci dei comuni coinvolti. Risultava e risulta difficile da accettare per certi amministratori che il parco agricolo sia chiamato ad esprimere un parere sia pure non vincolante sugli interventi urbanistici nelle aree agricole. Era ed è ostico per certi politici che il distretto agricolo abbia un ruolo importante nel proporre progetti di valorizzazione agricola da sottoporre alla richiesta di contributo nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale della Comunità Europea. Meglio che la gestione di questi fondi continui a passare attraverso amministratori attenti a coltivarsi il proprio bacino di consenso elettorale?».
«Per questi motivi i politici locali - si legge ancora - hanno proposto di modificare gli organi gestionali del parco agricolo (consiglio di amministrazione e comitato di partecipazione) rappresentativi, come indica la legge 15/2008, della pluralità degli interessi economici e sociali della nostra comunità per ricondurre la gestione del parco sotto il loro diretto e unico controllo. In questi dieci anni la Provincia non ha avuto il coraggio di metter mano alla legge senza il consenso dei cittadini e del comitato promotore, ma ha preferito rimanere inerte di fronte all’inadempienza della Comunità e non si è avvalsa della facoltà, prevista dalla legge, di sostituirsi alla Comunità di Valle per dare avvio al distretto agricolo».
«Il mancato decollo dell’iniziativa ha fatto perdere importanti opportunità di promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli locali mentre continua incessante il consumo di suolo agricolo (pensiamo solo alla recente variante urbanistica di Linfano che priva la coltivazione del broccolo di Torbole di un sito ideale per la sua coltivazione). Trovandoci in prossimità del rinnovo del Consiglio provinciale - termina il documento - chiederemo alle forze politiche che si candidano al governo della Provincia di esprimersi chiaramente in merito all’applicazione della legge del distretto agricolo in base al testo votato all’unanimità dal Consiglio provinciale».