«Villa San Pietro racconta 200 anni di storia di Arco» 

Il lavoro. Lo studioso Antonio Silvi ha ritrovato documenti che attestano l’appartenenza dell’edificio prima alla famiglia Piombazzi poi al noto albergatore Anton Rainalter


Leonardo Omezzolli


Arco. Sebbene il destino di Villa S. Pietro sia già segnato e difficilmente si potrà evitare la sua completa demolizione e ricostruzione, l’interesse sullo storico palazzo non accenna a diminuire e dopo le varie proteste susseguitesi nel corso degli anni nel tentativo di ottenere un suo recupero, alcuni studiosi ne hanno a poco a poco approfondito la storia portando alla luce il volto di un palazzo che tra i primi lanciò il kurort arcense. “La memoria nella forma: la storia di Arco raccontata in un edificio” è il titolo del lavoro della studioso Antonio Silvi che, venuto a conoscenza dei progetti futuri di sostituzione di Villa San Pietro con un moderno edificio residenziale a stretto contatto con il centro storico cittadino, si è subito messo all’opera per scoprire se veramente quel fatiscente ennesimo grande volume di Arco fosse così poco tutelabile o se le sue spoglia dormienti potessero celare antichi fasti. «Quanto emerso - ha raccontato Silvi a una platea di appassionati e curiosi - è solo un terzo di quanto in realtà si potrebbe scoprire. Le norme anti covid hanno complicato il lavoro di ricerca, ma possiamo affermare che questo edificio non solo fu di riferimento per tutti gli altri che sorgono nelle sue vicinanze, non solo, tolte alcune recenti aggiunte sull’ingresso, rispecchia canoni architettonici ed estetici di fine eleganza, ma fu uno dei primissimi edifici ad ospitare l’aristocrazia asburgica dando il via al periodo del kurort di questa città».

Secondo le ricerche di Silvi, infatti, Villa San Pietro avrebbe circa 200 anni di storia e sarebbe appartenuta ad una importante famiglia di funzionari imperiali austroungarici i cui nomi ricorrevano sia sulla stampa europea per tutto l’Ottocento: la famiglia Piombazzi.

«Il generale Antonio Piombazzi, era noto per le sue battaglie contro le armate napoleoniche e come colonnello di piazza a Venezia contribuì alla sconfitta di Murat, mentre il figlio Antonio - continua Silvi - fu delegato imperiale e consigliere aulico presso l’Imperiale Regia Luogotenenza Veneta». Con i Piombazzi, alla morte di Antonio, la Villa fanne data in affitto con la possibilità di affittare le stanze divenendo a tutti gli effetti uno dei primissimi se non il primo edificio della stagione del kurort di Arco. Nel 1874 il più noto albergatore d’Europa Anton Rainalter lo acquistò trasformandolo nell’altolocato Hotel Pension fino alla crisi del 1929 quando divenne per mano del dottor Luigi Miori un sanatorio femminile prima e maschile poi. Tra gli architetti che vi misero mano in quei secoli rispettandone i canoni e la tutela si ricorda Francesca Saverio Tamanini e l’ingegnere Enrico Odorizzi autore di piazza delle Erbe a Riva.

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