«Stele per Alba Chiara, un messaggio senza confini»
Tenno, le riflessioni del padre della ragazza uccisa dopo la scelta della data per la posa: «Noi non abbiamo bisogno di una pietra per ricordarla, è un monito rivolto a tutti»
TENNO. Parlare di soddisfazione è forse troppo, ma la data del 25 novembre (giorno in cui nel mondo si ricorda la piaga dei femminicidi) per la posa della stele per Alba Chiara in località Grom, ha trovato il gradimento della famiglia. Massimo Baroni, il padre di Alba Chiara, non nasconde tuttavia che il 20 maggio scorso, giorno del compleanno della figlia e della presentazione del Progetto Alba Chiara, avrebbe avuto un significato e un valore diverso: «Ma è andata così, e noi cerchiamo di guardare al futuro, anche se per noi questa parola ha perso mezzo significato».
La scelta della data, fatta in accordo con l’amministrazione comunale ora retta da Giuliano Marocchi, è un passo importante per tutta la comunità di Tenno, che sul caso-stele ha vissuto mesi travagliati, sfociati nelle dimissioni dell’ex sindaco Gianluca Frizzi.
C’è un aspetto importante di questa vicenda che Massimo Baroni vuole chiarire: «La stele non è per la famiglia Baroni. Noi non abbiamo bisogno di una stele per ricordare Alba Chiara, di un talismano, di un pezzo di pietra con inciso il suo nome da guardare ogni volta che passiamo: il ricordo di nostra figlia lo custodiamo nel cuore. Le sue ceneri sono a casa nostra, mentre al cimitero abbiamo lasciato una foto per gli amici che le vogliono portare un fiore. La stele – prosegue il padre della giovane – non è neppure un’idea nostra, ma è frutto di una sollecitazione che abbiamo raccolto confrontandoci con altre persone. La stele vuole essere soprattutto un monito, un messaggio per l’esterno, un messaggio che va oltre i confini della comunità di Tenno». Massimo Baroni non dimentica la famiglia di Mattia Stanga: «La vittima vera è Alba Chiara, ma anche loro sono vittime di questa vicenda. La stele non è un messaggio indirizzato a Mattia, ma un monito per tutte le coppie, perché il femminicidio (o comunque l’uccisione di un partner) è figlio di una certa cultura. La vita è unica e nessuno può arrogarsi il diritto di dire: “te la tolgo”». Il papà di Massimo Baroni, a bocce ferme, ammette che la spaccatura inizialmente creata dal progetto della stele ha lasciato di stucco lui e la moglie: «Abbiamo scritto una lettera alle consigliere e ai consiglieri, ritenendo opportuno condividere con loro le nostre intenzioni: l’assenza di unanimità ci ha lasciati sorpresi. Così come siamo rimasti male quando Gianluca Frizzi si è dimesso: Frizzi ci è stato sempre vicino».
Per quanto riguarda il 25 novembre, il programma è ancora tutto da definire: «L’assessore Stefano Bonora ci sta seguendo in questo progetto. Ancora non sappiamo cosa fare: di certo c’è che vorremmo organizzare una mostra con i quadri di Alba Chiara che, non dimentichiamolo, era soprattutto un’artista. A noi piacerebbe allestirla nell’ex sala consiliare».
(g.f.p.)
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