Inaugurata la nuova Casa Alloggio
Era all’ex macello, ora è nella nuova villa S.Pietro: ospita sette persone in difficoltà
ARCO. Inaugurata ieri la nuova Casa Alloggio (lo spazio abitativo dedicato alle persone socialmente emarginate o in difficoltà) negli spazi comunali della nuova Villa San Pietro e che il Comune ha dato in concessione gratuita alla Cooperativa Arcobaleno per la gestione di questo importante servizio sovracomunale. Una giornata importante sia per gli ospiti della casa alloggio rinominata Casa degli Ulivi sia per le istituzioni che hanno partecipato per sottolineare quanto questo servizio sia fondamentale.
Presente il sindaco di Arco Alessandro Betta, gli assessori Silvia Girelli e Stefano Miori, il presidente del consiglio di Arco Flavio Tamburini, l’assessore di Riva Alessio Zanoni, il presidente uscente della Fondazione Roberto De Laurentis, il parroco Don Walter Sommavilla, il referente della Caritas Diocesana Romano Turrini e Roberto Pallanch, del Servizio politiche sociali della Provincia.
Il trasferimento dall’ex Macello ai nuovi spazi ha permesso anche un aumento degli ospiti. La struttura è caratterizzata da un proprio accesso con cortile esterno, una zona centrale con cucina in cui tutti gli assistiti possono socializzare e rendersi sempre più autonomi nella gestione della propria “rinascita” e sette stanze, ognuna per un soggetto ospite. Vi sono inoltre alcuni spazi per gli assistenti sociali che durante il giorno coordinano le persone che lì vi vivono. A fare gli onori di casa la presidente della coop Arcobaleno Chiara Dossi e la coordinatrice del progetto Francesca Bove. «Questo servizio è nato nel 1999 - ha ricordato Dossi - e nel tempo è cresciuto e mutato in base alle esigenze del territorio e alle richieste delle persone. Questo spazio è molto importante e sempre più i servizi come questi devono essere sorretti da un crescente e rafforzato patto sociale tra enti gestori, istituzioni e soprattutto con i cittadini. Dobbiamo - ha spiegato Dossi - allargare la rete con le persone che possono essere sostegno essenziale alle esigenze della comunità». Nel corso degli anni il servizio si è modificato seguendo i canoni della flessibilità, della generatività sociale e delle lettura del territorio. «Abbiamo sviluppato - ha spiegato Bove - oltre all’accoglienza un percorso di crescita del benessere dell’individuo per dargli l’autonomia necessaria a rientrare a pieno titolo nella società». Entusiasta Pallanch. «Questa realtà è un unicum - ci ha tenuto a precisare - che mette in evidenza come questi servizi funzionino se decentrati da Trento e contestualizzati sul proprio territorio». (l.o.)