«Fatto tenue», assolti Ulivieri e Carotta
Ma la sentenza nel processo per diffamazione scontenta tutti: annunciati il ricorso in Appello e la causa civile
RIVA. «Non punibili per la particolare tenuità del fatto». È questa la formula utilizzata dal giudice Carlo Ancona quando ha pronunciato, ieri poco dopo mezzogiorno, in tribunale a Rovereto, la sentenza che ha messo fine al processo che vedeva imputati il consigliere comunale di Arco Tommaso Ulivieri e il sindacalista della Cgil Mirko Carotta, entrambi accusati di diffamazione dal presidente dell’associazione “l’Uomo Libero” Valter Pilo.
Ulivieri e Carotta erano stati denunciati da Pilo per una frase contenuta nel programma della lista Riva Bene Comune durante la campagna elettorale alle amministrative del 2015. Al presidente de l’Uomo Libero non era piaciuto l’accostamento della sua associazione al mondo dell’estrema destra e del neofascismo e ancor meno aveva apprezzato il termine «cancrena» riportato nel documento. Da qui la decisione di querelare i due storici esponenti della sinistra altogardesana per aver depositato in municipio il programma elettorale.
Ieri, all’ora di pranzo, è iniziata l’udienza del processo che è terminata con il pronunciamento del giudice che di fatto ha assolto i due imputati per la tenuità del fatto commesso. In buona sostanza, Ancona ha ritenuto l’offesa di particolare tenuità ed ha quindi deciso per la non punibilità.
L’avvocato di parte civile Diego Senter, durante il dibattimento, ha contestato agli imputati l’accostamento, nella memoria difensiva presentata dal loro legale Renato Ballardini (che ieri ha chiuso la propria carriera professionale durata quasi 70 anni: nel 2018 svestirà la toga), dell’associazione l’Uomo Libero a Casa Pound quando questa associazione, in realtà, ha sottolineato l’avvocato, opera esclusivamente a fini sociali e di solidarietà, elencando tra l’altro le varie attività svolte dall’associazione anche a livello internazionale. Da qui la richiesta di risarcimento danni per 15 mila euro più la rifusione delle spese legali.
Ballardini, in tutta risposta, ha spiegato che si è trattato semplicemente di critica politica, tra l’altro espressa in sole due righe all’interno di un documento lungo quattordici pagine, ed ha concluso chiedendo la piena assoluzione degli imputati e la condanna del querelante al rimborso delle spese. Lo stesso Pubblico ministero, in apertura dell’udienza, aveva chiesto un giudizio di assoluzione per i due imputati.
Ma la vicenda, con ogni probabilità, non finirà con la sentenza di ieri. «Perché non è una sentenza che ci soddisfa - ha spiegato Tommaso Ulivieri - ci sentiamo come se ci avessero detto che abbiamo commesso una ragazzata e dunque non siamo punibili e a noi così non sta bene. Valuteremo, dunque, se ricorrere in Appello». Per nulla contento anche Valter Pilo che sta pensando, con il suo avvocato, di portare la vicenda in un tribunale civile e chiedere il risarcimento danni. (gl.m.)
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