Estorsione a luci rosse: due giovani condannate 

Quasi cinque anni di carcere per le ragazze residenti a Riva: hanno minacciato  di denunciare per molestie un uomo di Arco dopo aver avuto rapporti intimi



ARCO. Erano stati i famigliari, notando una lunga serie di prelievi anomali sul conto corrente, ad insospettirsi. Per questo motivo avevano deciso di rivolgersi ai carabinieri segnalando la vicenda, che ha poi portato all’apertura di un’indagine per estorsione a carico di due giovani rom che risultano residenti sul territorio del comune di Riva. La vittima è un quarantacinquenne di Arco che lavora in un ristorante dell’Alto Garda.

Secondo l’accusa tra l’uomo (celibe) e le due giovani ci sarebbero stati una serie di incontri sessuali. Una situazione che è durata per un certo tempo, sino a quando – questa l’accusa – le due ragazze non avrebbero cominciato a ricattare il quarantacinquenne, chiedendogli continuamente denaro (l’uomo ha detto di aver pagato tra il 2013 e il 2015) per evitare una denuncia per molestie sessuali. Soldi, dunque, per comprare il loro silenzio. Una delle due giovani, inoltre, per appesantire il ricatto avrebbe anche raccontato alla vittima di essere minorenne, cosa che per altro non era vera.

È stato proprio l’intervento dei familiari a far scattare l’intervento delle forze dell’ordine e ad interrompere così la relazione tra le due giovani ed il quarantacinquenne.

Ieri mattina era in programma l’udienza a Rovereto di fronte al Gup Riccardo Dies. Una delle due giovani, difesa dall’avvocato Alessandra Zoccatelli di Rovereto, ha scelto il patteggiamento, chiudendo la vicenda giudiziaria con una pena di due anni e quattro mesi di reclusione. La seconda giovane imputata, una venticinquenne, difesa dall’avvocato roveretano Marcella Robol, ha scelto invece il rito abbreviato. Secondo la difesa non vi è alcuna prova che vi sia stato il reato: non bastano i prelievi di denaro e la parole della presunta vittima – la posizione del legale espressa di fronte al Gup – per avere la certezza che sia stata compiuta l’estorsione. Una posizione che evidentemente non ha convinto il giudice. Alla giovane resta ora la carta del ricorso in appello.

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