«Droga, troppi genitori giustificano i figli» 

Stupefacenti, serata informativa all’Enaip di Arco con l’esperta del Serd e le forze dell’ordine 



ARCO. Una serata con al centro giovani e droghe, quella che si è tenuta mercoledì sera, presso il centro di formazione professionale Enaip di Arco. Un’occasione per un confronto con le forze dell’ordine, gli operatori sociosanitari ma anche, e soprattutto, per una discussione aperta e sincera tra ragazzi, genitori preoccupati e genitori con figli tossicodipendenti.

Prima ad intervenire, Barbara Fava, assistente sociale del Serd con sede a Riva, ma in grado di coprire un bacino di utenza non solo pari all’intero Alto Garda, ma anche Ledro e Storo. «Il Servizio per le dipendenze» - ha spiegato la dottoressa ai presenti, tra cui anche molti ragazzi in età da scuola media o superiore - «non aiuta e sostiene solamente i casi più gravi, come si pensa, ma si rivolge a tutti, anche a chi fa un uso occasionale di droghe e a chi, invece, è affetto da altre e nuove dipendenze, dal sesso, al gioco d’azzardo». A seguire, su richiesta delle mamme, una carrellata di tipi ed effetti delle sostanze stupefacenti più diffuse, volta a porre i più giovani in sala di fronte alla realtà delle conseguenze che le droghe portano con sé. «Quel che è importante che i giovani - avvicinandosi del resto sempre prima a queste realtà, fintanto che oggi si riscontrano casi anche tra i dodicenni - sappiano, però» - ha proseguito Fava - «è anche che esistono dalle 600 alle 800 sostanze ancora non identificate, che potrebbero contenere qualsiasi cosa, letteralmente qualsiasi, e dare innumerevoli problemi fisiologici». Fondamentale, in questo senso, è stato ribadito dalla dottoressa, ma poi anche dal capitano Marcello Capodiferro, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Riva, e dal maresciallo Mirko Sollecito, comandante della stazione dei Carabinieri di Arco, è il ruolo genitoriale, in una direzione di collaborazione con le altre parti sociali. «Troppe volte ci sentiamo ripetere “è solo una canna” da padri e madri che giustificano comportamenti sbagliati» - hanno affermato infatti - «troppe volte manca un reale dialogo, troppe volte insegniamo ai ragazzi l’inconsapevolezza ».

Tema particolarmente discusso, in un libero e sentito dialogo tra i presenti, poi, quello del rapporto tra tossicodipendenza e maggiore età: «Se un ragazzo, superati i diciotto anni, è tutelato dalla privacy in ambito medico e può scegliere di escludere la propria famiglia, come può essa poi rispondere, quanto meno civilmente, di lui?» – hanno domandato madri e padri in sala. «Dove sta il confine tra la tutela personale del paziente da parte dell’operatore sanitario, e le possibilità di un genitore di aiutare il proprio figlio, fermandone gli atti lesivi o punibili penalmente?».

Presente alla serata anche il sindaco, Alessandro Betta.

(k.d.e.)













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