«Comune unico, adesso la palla deve passare ai cittadini»
Alcuni consiglieri di minoranza di Arco, Riva, Dro e Nago Torbole hanno deciso di unire le forze per dare un’accelerata al processo di unificazione dei municipi. L’obiettivo finale è il referendum
ALTO GARDA. Le strade, ora, sono sostanzialmente due, che conducono al medesimo risultato: l’indizione di un referendum. Perché a questo punto è giusto che ad esprimersi sulla questione siano, in via definitiva, i cittadini dell’Alto Garda. È ciò che propongono alcuni consiglieri comunali di minoranza di Arco, Riva, Dro e Nago Torbole. Un gruppo trasversale e non solo fra i diversi municipi della Busa, ma anche fra le varie forze politiche di minoranza.
Il gruppo è bello nutrito ed è composto dagli arcensi Lorenza Colò, Mauro Ottobre, Andrea Ravagni, Giovanni Rullo e Bruna Todeschi, dal rivano Andrea Matteotti, dai droati Cinzia Lucin, Roberto Matteotti e Alvaro Tavernini e dai naghesi Johnny Perugini e Eraldo Tonelli. Uniti per unire i Comuni. L’obiettivo è arrivare ad indire un referendum tramite i consigli comunali (prima ipotesi) oppure attraverso un comitato di cittadini (seconda ipotesi). Che si scelga una strada oppure l’altra la palla deve comunque passare alla popolazione che dovrà decidere se intraprendere o meno il percorso di unificazione dei municipi. «Avremo così univocamente il reale sentire della gente – spiegano gli undici consiglieri - che deciderà di un argomento così delicato e importante per il futuro economico e territoriale. Sempre di più assistiamo all’interesse diretto dei cittadini per la salvaguardia del nostro territorio o per salvare la sanità pubblica, per citare due questioni che stanno molto a cuore ai residenti del Basso Sarca. Quale migliore occasione di partecipazione attiva dei cittadini, così come deve essere la vera politica».
A riaccendere il dibattito sul Comune unico dell’Alto Garda sono stati gli interventi ospitati, nei giorni scorsi, dal Trentino. «Siamo in presenza di una forte rappresentativa politica locale che guarda al futuro in maniera programmatica, concreta e lungimirante - proseguono i consiglieri comunali - tant’è che da mesi alcuni consiglieri di minoranza si sono mossi per avviare il processo e il dialogo con i vari sindaci. La fusione dei Comuni, se gestita in maniera intelligente e pratica, diventa un punto di forza per tutta la Comunità. Si pensi all’unione dei soli comuni di Arco, Drena e Dro che porterebbe ad un Comune unico di circa 23.000 abitanti. Se poi tutti e 6 i comuni si unissero, com’è auspicabile e sciocco non farlo, avremmo un totale di 50.000 abitanti, vuol dire diventare il secondo comune in Trentino ed il primo per Pil».
«I tempi sono maturi - concludono - le esperienze di precedenti fusioni possono solo insegnarci cosa evitare e dove migliorare. Chi non vorrà approfittare di questa occasione, libero di rimanere al palo, o di unirsi in un secondo tempo. Ad ognuno la propria scelta, purché condivisa con la cittadinanza». (gl.m.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.