Appello del comitato Sal per salvare le aree verdi
L’intervento. Il Comitato Salvaguardia Area Lago è allarmato per le ipotesi della Pat di utilizzo del “recovery fund” per la funivia per la val di Ledro: «Ripensiamo il nostro legame con la natura»
Alto garda. «Ogni pezzo di territorio che non ha ancora una destinazione diventi area verde, ogni area ancora verde resti tale»: l’appello arriva dal comitato Salvaguardia Area Lago (Sal), che, allarmato dalle ipotesi circolanti relative all’impiego del “recovery fund”, dice “no” a qualunque intervento dissacrante nei confronti dell’ambiente, come a detta del sodalizio sarebbe la funivia per la val di Ledro.
Grandi opere
«Nei giorni scorsi – spiegano dal comitato presieduto da Maria Elisabetta Montagni – sono apparsi vari articoli che illustrano alcune idee di intervento sul nostro territorio che vanno sotto il titolo di “grandi opere infrastrutturali” e che sono state inviate dalla Giunta provinciale al Governo per accedere ai finanziamenti del fondo di recupero (“recovery fund”) messo a disposizione dalla Unione Europea. Se dobbiamo usare un'altra espressione inglese, per definire tale finanziamento ci sembrano più appropriate le parole di Ursula Von der Leyen, “Next generation Eu”, perché mettono in evidenza la finalità che dovrebbe orientarlo: un patto fra generazioni, cioè progetti che mirano al supporto e al benessere delle prossime generazioni. Non possono di certo rientrare in questa logica interventi che minacciano l'ambiente con assoluta incapacità di visione, a medio e lungo termine, sui veri bisogni dei residenti e sul modello di turismo auspicabile nel prossimo futuro per il nostro territorio. Diciamo questo per mostrare come il comitato Salvaguardia Area Lago, il cui ambito d’intervento specifico è, appunto, l'area lago, analizzi e individui i propri obiettivi in una visione complessiva che ha a cuore questo lembo di terra che abbiamo ereditato dai nostri avi e che lasceremo alle prossime generazioni».
La reazione
Qual è, allora, la visione del comitato? «È una visione che non dissacra certo le montagne o scava tunnel nel cuore di un monte – il Brione – che è biotopo, tappa del Sentiero della Pace, terra di ulivi secolari e simbolo della Busa con la sua caratteristica, inconfondibile forma. Ci opporremo con ogni azione possibile a una funivia per la valle di Ledro, al traforo in qualunque verso del Monte Brione, a una stazione ferroviaria sulla riva del lago, all'ampliamento del porto S. Nicolò per trasformarlo in un attracco per battelli e vaporetti, all'ingordigia di voler utilizzare la parte nord del lago con la pretesa di farci stare anche i kite. Fermiamoci prima di distruggere ciò che non sarà più recuperabile. Cosa vogliamo ancora da questo territorio? Non ci basta ciò che è già stato edificato e che ancora aumenterà per progetti già approvati? Non ci bastano i 3,5 milioni di presenze turistiche che ogni anno si registrano nell’Alto Garda? Non ci basta che il lago sia biologicamente morto per l'enorme pressione antropica? Non è il momento di una maggiore sobrietà? Mai come ora ci viene richiesto di ripensare al nostro legame con la natura, alla sostenibilità del nostro agire, alla necessità di vedere e proteggere l'ambiente come bene comune, per il benessere di chi in questo territorio vive e – concludono dal Sal – di chi ci vivrà».