Albergo sull’Adriatico con 23 lavoratori irregolari: coinvolta anche una società trentina
Sistema di scatole cinesi per gestire l’hotel sulla riviera ravennate: la Guardia di Finanza contesta 60 mila euro di evasione
RAVENNA. Grazie a un articolato sistema ritenuto fraudolento, i titolari erano riusciti a nascondere l'effettiva gestione di un albergo sulla riviera ravennate e ad abbattere i costi della manodopera impiegata. È quanto il gruppo della guardia di Finanza di Ravenna e l'ispettorato territoriale del Lavoro hanno scoperto nell'ambito di controlli eseguiti nel settore turistico.
In particolare dalle verifiche è emerso che una società della provincia di Rimini, dichiarata inattiva e senza dipendenti, grazie a un contratto di affitto d'azienda, aveva acquisito la gestione dell'albergo in questione anche se la struttura veniva di fatto condotta da un'altra società con sede nella provincia di Trento. Quest'ultima a sua volta impiegava personale di altre società con sedi legali a Milano e a Potenza. Una catena di rapporti contrattuali sospetta - hanno sottolineato le Fiamme Gialle e l'Ispettorato - che ha spinto gli inquirenti a verificare le operazioni commerciali tra le imprese coinvolte.
Particolare attenzione è stata dedicata alla posizione dei 23 lavoratori che si erano alternati all'interno dell'albergo: tutti sono risultati irregolari e alcuni pagati in contanti in violazione della normativa sulla tracciabilità. Nel dettaglio, alcuni erano privi di regolare contratto; altri erano stati assunti direttamente dall'albergo ma risultavano in carico formalmente ad altra società: l'obiettivo, per l'accusa, era retribuirli con stipendi inferiori ai minimi contrattuali.
A fine stagione la prima società riprendeva la gestione diretta dell'albergo continuando comunque a servirsi di dipendenti in carico a una società terza, utilizzati grazie a distacchi risultati irregolari. I legali rappresentati delle società coinvolte sono stati denunciati a piede libero per somministrazione fraudolenta di lavoro. Inoltre sono state contestate sanzioni per un totale di circa 50mila euro. Da ultimo l'evasione contributiva, stimata in 60 mila euro, verrà recuperata.