Accoglienza migranti, sindacati all’attacco: «Dalla Provincia sistema più isolato e scadente»
Fp Cgil e Fisascat Cisl sulla scelta di San Nicolò: «Servizi di vigilanza invece che di integrazione. Sono persone, non numeri da smistare» (foto repertorio)
TRENTO. «L'ultimo capitolo dell'accoglienza di migranti e richiedenti asilo in trentino ci preoccupa fortemente. La scelta di abbandonare la residenza Fersina, mutuandone il modello in zona San Nicolò a Trento, la predisposizione di un bando con un' impostazione sicurtaria calibrata su una spesa massima per singolo ospite e non su un catalogo di servizi da attivare, l'assenza di risposte sulla destinazione degli ospiti della residenza Adige, ci parlano di scelte precise e non condivisibili. Rendere il sistema ancora più isolato, scadente, problematico». Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Fisascat Cisl del Trentino.
«Seppure paiono ad oggi garantiti i livelli occupazionali, a rischio di chiaro peggioramento sono la qualità del lavoro, l'efficacia del sistema di accoglienza, la sicurezza stessa dei lavoratori che già oggi sono elementi critici. Sono i dettagli che contano, la scelta di operare con pasti preconfezionati, di collocare queste persone in zone isolate e non servite dai mezzi pubblici, di non dettagliare servizi minimi di assistenza ed integrazione, ma solo di vigilanza», rilevano i sindacati.
«Il sistema che si sta mettendo a punto non risolverà nessuna delle criticità attuali e
soprattutto non sembra in grado di poter assorbire un numero di ospiti superiore agli
attuali. Anziché alla predisposizione del servizio di accoglienza, crediamo ci si stia preparando a fornire un servizio di respingimento, che si regge su un impianto volutamente privo degli elementi atti a costruire un sistema di integrazione di qualità.
L'intendimento di fondo appare chiaro: il Trentino non è un territorio di accoglienza.
Come al solito saranno i lavoratori che concretamente dovranno dare risposte a queste persone, lavoratori già esasperati dalle attuali condizioni in cui operano», proseguono i due sindacati.
Per questo Fp Cgil e Fisascat Cisl chiedono alla giunta provinciale di ripensare queste scelte e di «avviare un confronto tra lavoratori, cooperative e parti istituzionali al fine di trovare le soluzioni più civili ed idonee per poter assistere nel modo migliore queste che sono persone, non numeri da smistare e dimenticare».