Ambiente

Albiano, una strage di trote per uno scarico "sbagliato" nel rio Ischion, inchiesta sui responsabili

Forte odore di candeggina, ed un pozzetto delle acque bianche dove confluiscono anche quelle «nere»: in azione pompieri, Appa e Forestale per le indagini



ALBIANO. Moria di trote, sabato, nel rio Ischion, ad Albiano. Sono almeno 200 i pesci trovati senza vita nel corso d'acqua che scorre nella parte bassa del paese, uccisi certamente di una sostanza inquinante. Ma per capire cosa sia accaduto, come evidenzia il vice sindaco Piergiorgio Pisetta, si dovrà attendere l'esito delle analisi.

Quello che pare certo è che il quantitativo di sostanza – e parliamo dalle prime risultanze di composti clorati, cioé candeggina –  finita nel rio non fosse contenuto, visto che il tratto interessato è lungo. Le trote morte, peraltro, potrebbero essere molto più numerose: non è stato infatti possibile arrivare nella parte finale del torrente, verso l’Avisio, molto insidiosa.

Ad accorgersi del grave episodio, sabato in tarda mattina, è stato un guardia pesca dell'Associazione pescatori dilettanti trentini, come conferma il presidente, Christian Tomasi: «Come prevede la procedura sono stati allertati i guardia pesca dipendenti e la stazione forestale di Cembra Lisignago».

Quest'ultima ha provveduto a informare i vigili del fuoco volontari e l'Appa, che ha prelevato i campioni d'acqua. Ora, come detto, si attende l'esito delle analisi.

Una possibile fonte di inquinamento è stata individuata in un pozzetto di acque bianche, dove però era presente anche uno scarico di acque nere.

A richiamare l'attenzione anche il forte odore di candeggina e la schiuma presente. Vista la gravità dello sversamento è stato realizzato un bypass momentaneo, per convogliare la fuoriuscita di acque nere.

A preoccupare è il fatto che non è la prima volta che il rio è interessato da inquinamento, ma il tempestivo intervento questa volta potrebbe consentire di risalire al problema e ai responsabili. Che rischiano una pesante incriminazione: quella di disastro ambientale, aggravata dal danno a specie animali, che prevederebbe fino ad una pena da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 50.000 euro.













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