Rosa Bianca, martiri per l'Europa federata
Gli studenti Hans e Sophie Scholl, Alex Schmorell, Willi Graf e Christoph Probst pagarono con la vita il coraggio della verità. Ma furono ispirazione per ricostruire l'Europa dopo il disastro della guerra
Del quinto volantino ciclostilarono diecimila copie. Chissà quante notti ci vollero ai giovani della Rosa Bianca per portare a termine il lavoro in quel gennaio del 1943. La Gestapo li cercava. I primi quattro volantini, alcune centinaia di cittadini di Monaco di Baviera li avevano trovati in busta anonima nella posta, nell’estate precedente. O infilati sotto la porta. O nei luoghi più disparati.
Chi osava tanto? Chi osava incitare i tedeschi alla ribellione? “Per un popolo civile non vi è nulla di più vergognoso che lasciarsi ‘governare’, senza opporre resistenza, da una cricca di capi privi di scrupoli e dominati da torbidi istinti”, era scritto nel primo volantino. Il secondo aveva rincarato la dose: “Perché il popolo tedesco si mantiene così inerte di fronte a dei crimini tanto orrendi e indegni di esseri umani?...Ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole!”.
I giovani del gruppo antinazista della Rosa Bianca erano Hans e Sophie Scholl, Alex Schmorell, Willi Graf e Christoph Probst. Studenti poco più che ventenni, provenienti da città diverse, di confessioni cristiane diverse, si erano conosciuti all’università di Monaco. Nell’amicizia, tra discussioni e letture, avevano maturato il dovere di agire. La loro coscienza glielo imponeva. Leggevano la Bibbia, i filosofi, i grandi scrittori, soprattutto tedeschi, francesi, russi.
Uno dei loro maestri, il filosofo Theodor Haecker, li aveva aiutati a cercare il senso della vita personale e collettiva. A non rinunciare mai alla verità, anche nella politica. A considerare sacra la libertà, così come la dignità del lavoro. A non mettere lo Stato, l’economia, la tecnica prima dell’essere umano. Di ogni essere umano, perché l’essenza degli esseri umani, pur nel loro mutare nel tempo e nella varietà dei popoli, è la medesima. E il mistero dell’incarnazione di Cristo, diceva Haecker, aveva illuminato di un destino eterno ogni creatura umana. Bisognava opporsi, perciò, al “nazionalismo virulento dilagante” che invece affermava che “nessuno viene al mondo come uomo, ma come francese, tedesco, inglese, greco, giudeo…”.
Col quinto volantino i giovani della Rosa Bianca facevano un salto di qualità. Alcuni di loro, studenti di medicina, erano stati nel frattempo al fronte nei reparti della sanità, in Francia o in Russia. Avevano visto da vicino lo strazio dei corpi tedeschi lacerati, lo strazio inflitto ai francesi e ai russi. A quei popoli che avevano imparato ad amare attraverso le pagine dei loro grandi scrittori e pensatori. Avevano toccato con mano lo scempio che si faceva di quello spirito d’Europa che viveva in Socrate, S. Agostino, Dostevskij, Rilke, Berdjaev, Goethe, Heine, Turgenev, Francesco d’Assisi, Shakespeare, Hölderlin, Zweig, Bernanos, Guardini, Verlaine, Maritain, Kierkegaard, Gogol, Hugo… E nella Bibbia. I giovani antinazisti avevano anche imparato dal professore Kurt Huber, studioso dei canti popolari, che condividerà la loro battaglia e il loro destino, il senso profondo della cultura europea, quel suo tenere insieme l’universale e il locale.
Il salto di qualità del quinto volantino è nel progetto di un’Europa federata che vi si prospetta e che si doveva realizzare dopo quell’«orrendo bagno di sangue»: «Solo attraverso un’ampia collaborazione dei popoli europei si può creare la base su cui sarà possibile una costruzione nuova. Solo un sano ordinamento federalista può oggi riempire di nuova vita l’Europa indebolita». Lo spirito europeo doveva tornare a vivere in un’Europa federata. L’Europa degli Stati, coi suoi esasperati nazionalismi, l’aveva distrutto. Diffondono il volantino con coraggio inaudito in molte città tedesche.
A febbraio ciclostilano il sesto volantino, l’ultimo. Spronano gli studenti a ribellarsi. Ma vengono scoperti proprio all’università di Monaco. Il bidello che li denuncia è applaudito dagli altri studenti. I giovani della Rosa Bianca vengono processati e giustiziati. Ma a loro e agli altri resistenti, come gli esiliati italiani a Ventotene, alle loro ragioni e alle loro speranze dovranno affidarsi i popoli per ricostruire l’Europa devastata.