Quegli ottantenni in coda per il vaccino, una lezione di civismo



Si può sempre guardare in diversi modi, un bicchiere. C’è chi lo vede sempre mezzo pieno, chi lo vede quasi sempre mezzo vuoto e anche chi lo vede com’è davvero: mezzo pieno e mezzo vuoto. Ma a volte bisogna fermare l’occhio nel punto giusto, per vederlo bello pieno, il bicchiere della vita. E in queste ore il punto giusto è di nuovo in mezzo a una coda. Un’ordinata teoria di persone. Una fila in parte simile a quella di un pugno di settimana fa, quando gli altoatesini si misero uno dietro l’altro per partecipare al test antigenico di massa. Una fila, in realtà diversa per una sola ragione: perché composta unicamente da persone con più di 80 anni. Fra loro, a tenerli non solo idealmente per mano, anche molti figli. Finalmente sorridenti. Perché il mezzo bicchiere è pieno di un vaccino che è l’unica vera risposta a quelli che ormai sono in un certo senso due virus: il covid-19 e la paura. Il vaccino cura entrambi. E fa, proprio come il test di massa, una cosa ancora più straordinaria: cambia il volto di chi lo effettua. Disegna l’ottimismo su volti pieni di pessimismo. Ricama un sorriso sulla stoffa della preoccupazione. E fa passare in secondo piano il bicchiere mezzo vuoto: tutte quelle dosi, per chi ha più di ottant’anni, ci sono infatti perché sono state rifiutate dal personale sanitario. Chi dovrebbe dare l’esempio, ha respinto al mittente la risposta più forte che ci sia rispetto al coronavirus. Una lezione al contrario. Una mazzata alla scienza e al buonsenso che purtroppo conferma, come mi sono permesso di scrivere qualche settimana fa, che siamo di fronte a un’emergenza culturale. Poi ci si stupisce se torniamo in zona rossa. Comunque, concentriamoci sulle cose belle. Ed è bello che dai nostri genitori, dai nostri nonni, dal nostro ieri, arrivi una lezione così bella, così ordinata, così fiduciosa, per il nostro domani. «Oggi ho accompagnato mia mamma per la vaccinazione - mi ha scritto ad esempio ieri il gran capo di Cna Claudio Corrarati -. Tantissimi anziani che mi hanno trasmesso un senso civico, un rispetto delle regole, una voglia unica ed emozionante di essere parte della nostra società come attori e attrici della stessa». Abbiamo ancora molto da imparare, da chi ci ha preceduto. Lezioni che dovrebbe ascoltare anche una certa politica: il vizietto di contestare ogni decisione dello Stato, infatti, da una parte può rafforzare l’autonomia, la nostra maturità, la nostra capacità di prendere decisioni e anche di essere un esempio per gli altri, ma, dall’altra parte, finisce per indurre a pensare che ognuno di noi possa disegnarsi le regole sartorialmente. Sempre su misura, insomma. Il timore che l’Alto Adige venga penalizzato perché effettua tanti tamponi è oggettivo, ma lo è anche quello di sottovalutare la situazione, facendo pensare che noi, le regole, possiamo sempre piegarle o modificarle. È anche per questo che la lezione di civismo che arriva dai nostri ottantenni commuove. 













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