Oppenheimer, commissario ebreo che svela i crimini dei nazisti



Se amate i gialli storici e, in particolare, vi ha affascinato la figura di Martin Bora, l’ufficiale della Wehrmacht e investigatore creato dall’italoamericana Ben Pastor, non perdetevi Berlino 1944 di Harald Gilbers. Perché il suo Richard Oppenheimer non è solo un tedesco profondamente critico nei confronti del Terzo Reich, ai limiti dell’ammutinamento, quale appunto Bora. Oppenheimer, come suggerisce il cognome, è addirittura ebreo. Commissario della polizia criminale berlinese sospeso dal servizio per motivi razziali, viene contattato dalle SS quando una serie di delitti a sfondo sessuale, commessi nell’entourage dei più alti gerarchi nazisti, rischia di infliggere il colpo di grazia alla popolarità di un regime già in ginocchio sotto i colpi degli alleati.

Appassionante pageturner con il più classico dei personaggi acchiappalettori, Berlino 1944 è anche un vivido affresco delle sofferenze patite dai berlinesi tra le macerie dei bombardamenti alleati. Il romanzo ha vinto il Glauser Preis 2014 – il riconoscimento più importante per il genere, in Germania, riscoperto negli ultimi anni da Emons – è stato tradotto in diverse lingue e sta per diventare un film, coproduzione tedesco-austriaco-francese. Dopo il successo del suo libro d’esordio, Harald Gilbers, giornalista e regista teatrale, ha già scritto il seguito, I figli di Odino, che uscirà in Italia nell’ottobre 2017, preludio ad una vera e propria serie dedicata al commissario Oppenheimer.

Berlino 1944
Harald Gilbers
Emons, 392 pagine, 15 euro

 

 













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