Ma nel presepe la Lega chi sarebbe?
La vera origine della tradizione cristiana: fu san Francesco a inventarlo. Il presepio è rendere attuale e presente il momento in cui Gesù nacque. Francesco vuole riprodurre quell’evento e vedere oggi che cosa significa
Il presepe, quello che la Lega vorrebbe in tutte le scuole, è stato inventato da San Francesco d’Assisi. Sì, è stato lui, “il poverello” ad allestire il presepio nel 1223. Da allora è un rito che si ripete, che conferma la volontà, in chi crede, di rinnovare il gesto di Francesco, che volle qualcosa di estremamente concreto, qualcosa che gli facesse sentire il disagio che provò Gesù nel venire alla luce in una situazione così povera e da reietto, in una grotta, con la famiglia rifiutata da tutti. Francesco credeva nella concretezza e nella necessità di attualizzare la nascita di Gesù. È dalla vera storia del presepe, quindi, che occorre partire, qualsiasi sia il punto di vista.
Se vogliamo essere onesti fino in fondo, quindi, e se non vogliamo imbracciare il presepe come un’arma (che è l’unica cosa che non può essere, un’arma) è necessario partire dai “fondamentali” e quindi rispolverare la storia del presepio, chi l’ha inventato e che cosa rappresenta, sia che ci sentiamo buonisti sia che ci sentiamo cattivisti. Lo sforzo vale la pena visto che si parla tanto di presepe e visto che il governo provinciale (che potremmo definire “il palazzo del potere”) consiglia a tutte le scuole di allestire un presepe.
Se andiamo alle origini, dunque, possiamo dire tre cose. Incontestabili.
1) Il presepe racconta la storia di una famiglia (la “sacra famiglia”), da cui nasce il cristianesimo, respinta da tutti perché straniera (erano dei galilei in Giudea), costretta a pernottare “abusivamente” in una grotta, in un rifugio di fortuna, dove nasce Gesù.
2) Il presepe fu inventato da Francesco d’Assisi. Ecco il brano tratto direttamente dalle Fonti Francescane (capitolo XXX): “Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, chiamò a sé Giovanni, un uomo della contrada di Greccio, e gli disse: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.
Quindi il presepe è l’attualizzazione, il rendere attuale e presente il momento in cui Gesù nacque. Francesco vuole riprodurre quell’evento e vedere oggi che cosa significa.
3) Chi è stato san Francesco? Serve dirlo? L’uomo che ha abbracciato la povertà, ma anche il santo che ha abbracciato il lebbroso, la persona che ai suoi tempi nessuno voleva neppure sfiorare. E Francesco è anche l’unico - ai tempi delle crociate - che ha presentato al mondo dell’Islam il volto del cristianesimo che dialoga, della pace. Uno dei più straordinari gesti di pace nella storia del dialogo tra Islam e Cristianesimo, infatti, è rappresentato dall'incontro tra Francesco d'Assisi e il Sultano di Egitto Malik al Kamil. Lo storico colloquio (dipinto da Giotto nella Basilica Superiore d’Assisi), avvenne a Damietta, a pochi chilometri di distanza dal Cairo.
Queste sono le tre cose che si possono dire con certezza. E sono queste le cose che sono parte integrante della tradizione cristiana del presepe. Non il presepe fai da te che ciascuno può inventarsi e magari metterci dentro anche Attila o l’Uomo Ragno. Se vogliamo parlare del presepe, di quello vero e non di invenzioni dell’ultim’ora né di qualche fantasia di qualche politico che tiene pure il rosario fra le dita in campagna elettorale, ebbene se vogliamo parlare del presepe vero non possiamo dimenticare queste tre cose.
E quindi è certamente fedele alla tradizione (anche se un po’ provocatorio) il presepe allestito alla parrocchia del Santissimo di Trento, con la sacra famiglia sulla zattera, a rappresentare chi è oggi respinto e rifiutato, ossia chi è senzatetto oppure è migrante, dopo aver attraversato le acque del mare, e non viene accolto. Perché Francesco fece il presepe per attualizzare la nascita di Gesù: lo stesso Francesco che abbracciava il lebbroso (che era il rifiutato e il respinto del suo tempo), lo stesso Francesco che andò a discutere per la pace con il Sultano.
Rimettendo a posto le cose, allora, occorre trovare un senso anche ad altri personaggi del presepe. E all’improvviso sorge un dubbio: ma i “sovranisti” di oggi potrebbero essere il castello di Erode? Sì, Erode, quello che costrinse la sacra Famiglia, ossia Giuseppe, Maria e Gesù, a fuggire in Egitto per poter salvare il figlio? In fondo, a pensarci bene, il castello di Erode è per l’appunto “il palazzo del potere”. Ed è “sovranista”, certo, perché non vuole quei cattivoni dei romani, il potere esterno (quello dell’Unione Europea?). Quindi nel presepe della Lega, la Lega potrebbe accomodarsi bene nel castello di Erode.
Ma no, dai, non scherziamo.
Lasciamo il presepe a chi crede davvero. Lasciamo che continui ad avere il senso della tradizione che ha avuto per quasi mille anni. Il presepe non è un’arma politica, è un segno di pace. Pace vera. Non da “cattivisti”.
p.mantovan@giornaletrentino.it